Mons. Tobin, Richiamo al deputato Kennedy

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Lettera Pastorale aperta
al deputato democratico cattolico Patrick Kennedy
cui è stata rifiutata la comunione eucaristica

di Monsignor Thomas J. Tobin
vescovo di Providence (Rhode Island)

Fonte: "Rhode Island Catholic" del 28/11/2009,
giornale della Diocesi di Rhode Island
http://www.thericatholic.com/opinion/detail.html?sub_id=2632

Presentazione dei fatti di Paolo Rodari, vaticanista de Il Foglio
http://www.paolorodari.com/2009/11/26/bishop-tobin-il-vescovo-di-providence-va-in-tv-e-spiega-a-patrick-kennedy-che-cosa-significa-essere-cattolici/
Traduzione raccolta nel web

SENZA ALCUN DUBBIO

Caro Deputato Kennedy
dal Vescovo THOMAS J. TOBIN

Poiché la nostra recente corrispondenza è stata sufficientemente pubblica, spero non le dispiaccia se condivido qualche riflessione sulla sua pratica di fede in questo forum pubblico.
Di solito non faccio così, ovvero non parlo della fede di qualcuno in pubblico, ma nel nostro ben documentato scambio di lettere sulla sanità e l’aborto, la fede è emersa come argomento.
Condivido queste parole pubblicamente anche con il pensiero che possano essere istruttive per altri Cattolici, compresi quelli in posizioni eminenti.

Per il momento vorrei mettere da parte la discussione sulla riforma sanitaria, per quanto sia importante e rilevante, e concentrarmi su una frase contenuta nella sua lettera del 29 ottobre 2009, nella quale scrive “Il fatto che io non concordi con la gerarchia su alcuni argomenti non mi rende meno Cattolico”.
Quella frase ha certamente catturato la mia attenzione e merita una risposta pubblica, per evitare che rimanga incontrastata e conduca altri a credere che sia vera. Essa solleva un’altra importante questione: cosa significa essere Cattolico?
Dire: “Il fatto che io non concordi con la gerarchia su alcuni argomenti non mi rende meno Cattolico”, di fatto, Signor Deputato, in un certo qual modo la rende meno Cattolico.
Sebbene io non ami quel modo di esprimersi, quando qualcuno rifiuta gli insegnamenti della Chiesa, soprattutto in una materia importante, una questione di vita e di morte come l’aborto, ciò indubbiamente inficia la sua comunione e la sua unità con la Chiesa.
Questo principio si fonda sulle Sacre Scritture e la tradizione della Chiesa ed è reso ancora più esplicito in documenti recenti.
Per esempio, il CJC dice che “I laici, per essere in grado di vivere la dottrina cristiana, per poterla annunciare essi stessi e, se necessario, difenderla, e per potere inoltre partecipare all\’esercizio dell\’apostolato, sono tenuti all\’obbligo e hanno il diritto di acquisire la conoscenza di tale dottrina, in modo adeguato alla capacità e alla condizione di ciascuno”.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: “I fedeli, memori della Parola di Cristo ai suoi Apostoli: “Chi ascolta voi, ascolta me”, accolgono con docilità gli insegnamenti e le direttive che vengono loro dati, sotto varie forme, dai Pastori” (n. 87).
Oppure consideri questa affermazione della Chiesa: “Sarebbe erroneo confondere la giusta autonomia esercitata dai Cattolici nella vita politica con l’affermazione di un principio che prescinda dall’insegnamento morale e sociale della Chiesa” (Congregazione per la Dottrina della Fede, 2002).
C’è molto di canonistico e teologico in queste affermazioni, Signor Deputato, ma ciò che significano è che se non si accettano gli insegnamenti della Chiesa, la comunione con la Chiesa è inficiata, ovvero, per usare le sue parole, “si è meno cattolici”.
Ma scendiamo a una questione più pratica; mettiamola così: che cosa significa, realmente, essere cattolico? Dopo tutto, essere Cattolici deve significare qualcosa, giusto?
Bene, in parole semplici – e qui mi riferisco solo a quegli elementi più visibili, strutturali dell’appartenenza alla Chiesa – essere Cattolico significa essere parte di una comunità di fede che possiede un’autorità e una dottrina, obbligazioni e aspettative.
Significa che si crede e si accettano gli insegnamenti della Chiesa, specialmente sulle questioni essenziali di fede e morale; che si appartiene a una comunità cattolica locale, o ad una parrocchia; che si va a Messa la Domenica e si ricevono regolarmente i sacramenti; che si sostiene la Chiesa, personalmente, pubblicamente, spiritualmente e finanziariamente.
Signor Deputato, io non sono sicuro se lei risponda o meno ai requisiti di base per essere cattolico, allora mi lasci chiedere: Lei accetta gli insegnamenti della Chiesa in materie essenziali di fede e morale, compresa la nostra posizione sull’aborto? Appartiene ad una comunità cattolica locale, o ad una parrocchia? Va a Messa la Domenica e riceve regolarmente i sacramenti? Sostiene la Chiesa, personalmente, pubblicamente, spiritualmente e finanziariamente?
Nella sua lettera dice che lei “abbraccia la sua fede”. Benissimo. Ma se non risponde ai requisiti essenziali di appartenenza, cosa è esattamente che la rende cattolico? Il suo Battesimo da bambino? I suoi legami familiari? La sua cultura?
La Sua lettera dice anche che la sua fede “riconosce l’esistenza di un’umanità imperfetta”. Verissimo. Ma esaminando il suo rifiuto dell’insegnamento della Chiesa, non abbiamo di fronte una “umanità imperfetta”, come quando lottiamo contro peccati come l’ira, la superbia, l’avarizia, l’impudicizia o la disonestà. Tutti lottiamo contro quelle cose, e spesso falliamo.
Il sui rifiuto dell’insegnamento della Chiesa sull’aborto ricade in un’altra categoria:  è un deliberato ed ostinato atto di volontà; una decisione cosciente che lei ha ri-affermato in molte occasioni.
Mi spiace, non la può declassare a”imperfezione umana”. La sua posizione è inaccettabile per la Chiesa e scandalosa per molti suoi membri. Certamente inficia la sua comunione con la Chiesa.
Deputato Kennedy, scrivo queste parole non per metterla in imbarazzo o giudicare lo stato della sua coscienza e della sua anima. Ciò riguarda Lei e Dio.
Ma la sua descrizione del suo rapporto con la Chiesa è ora un fatto di pubblico dominio, e deve essere contrastato.
La invito, come suo vescovo e fratello in Cristo, ad iniziare un sincero processo di discernimento, conversione e pentimento. Non è troppo tardi per sanare il suo rapporto con la Chiesa, redimere la sua immagine pubblica, ed emergere come un autentico “modello di coraggio”, soprattutto difendendo la sacralità della vita umana per tutti, compresi i bambini non ancora nati. E se posso essere di un qualche aiuto nel suo cammino di fede, sarò onorato e felice di farlo.
Suo
Thomas J. Tobin
Vescovo di Providence