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Fiducia nella Chiesa, ma niente ingerenza?


Domenica in prima pagina Repubblica titolava: «Fiducia nella
Chiesa, ma niente ingerenza».
E poi: «Quattro italiani su dieci: il Vaticano non faccia
politica. Scegliamo da soli».
Rimane una curiosità: gli altri sei che dicono?
Andiamo quindi a spulciare i risultati e abbiamo subito una
sorpresa.

In Italia esiste una “questione cattolica”?
La Chiesa di Benedetto XVI invade il terreno dello Stato?
C’è il pericolo che il Vaticano allunghi le mani
sull’Italia?
Si stanno riaprendo antiche ferite e vecchie tensioni?
A Repubblica non hanno dubbi.
È proprio così.
Da mesi infatti leggiamo che l’intervento dei cardinali
nella politica è intollerabile e ha superato la soglia
d’allarme.

E la gente cosa ne pensa?
È preoccupata, molto preoccupata.
Lo dice il quotidiano di Ezio Mauro, forte di un sondaggio
Demos/La Polis pubblicato domenica in prima pagina.
Il titolo è chiaro: «Fiducia nella Chiesa, ma niente
ingerenza».
All’interno, due pagine dedicate alla «Questione cattolica».
Il catenaccio fornisce un dato: «Quattro italiani su dieci:
il Vaticano non faccia politica. Scegliamo da soli».
Fiducia sì, ma niente ingerenza?
Quattro italiani su dieci?
Interessante.
Rimane una curiosità: gli altri sei che dicono?

Andiamo quindi a spulciare i risultati.
E abbiamo subito una sorpresa. Questa è la domanda più
importante: «Secondo lei è giusto che la Chiesa esprima il
suo punto di vista sul dibattito politico e la formazione
delle leggi in Italia?».
In effetti, il 41,5% del campione risponde che la Chiesa non
deve cercare di influenzare la politica.
Secondo il 23,4% è invece giusto che la Chiesa affermi
sempre la propria posizione.
Il 32,4% degli intervistati pensa che i cardinali debbano
esprimersi solo su questioni che riguardano da vicino la
religione.
Il 2,7% non ha un’opinione precisa.
Chi scrive non è esperto di sondaggi ed è anche debole in
matematica.
Tuttavia, facendo i conti, risulta che il 55,8% degli
italiani sia molto interessato al punto di vista della
Chiesa.
La distinzione tra problemi che riguardano o meno il
Vaticano rischia di essere un po’ debole.
La famiglia riguarda la Chiesa. L’etica, anche. La scuola,
pure.
E allora di cosa non dovrebbero parlare Ruini & C, a parte
le rapine a mano armata e poco altro?
Insomma, quattro persone su dieci non vogliono che la Chiesa
si occupi di politica, come titola il quotidiano.
Ma più di cinque su dieci pendono dalle labbra di Ratzinger.
Può non piacere ma è così, almeno secondo il sondaggio
lanciato da Repubblica stessa.
I cittadini non sembrano terrorizzati dall’idea che la
laicità dello Stato sia in discussione.

Andiamo avanti.
Alla domanda su religione ed etica, il 55% risponde che
l’insegnamento del Vaticano è utile; il 22% che è molto
importante.
Totale: 77%.

In quella sull’atteggiamento personale verso la Chiesa,
sommando le voci «Molto positivo» (33,4%) e «Abbastanza
positivo» (50,5%) si ottiene un plebiscito a favore di San
Pietro: 83,9%.

E la trita e ritrita questione del crocifisso nelle aule?
Favorevole l’88,1% degli intervistati.

L’ora di religione nelle scuole pubbliche?
Record: la vuole il 90,3% degli interpellati.

Cosa resta, di fronte a questi dati, delle «tentazioni
teocratiche» più volte denunciate da Repubblica?
Cosa resta dell’indignazione per le parole del cardinale
Ruini sui temi caldi dell’etica?
Poco e niente, verrebbe da dire.
È costretto ad ammetterlo con una punta di rammarico anche
Ilvo Diamanti proprio su Repubblica, nell’articolo di
commento al sondaggio: l’indagine «fa dubitare che le
tensioni fra il sistema politico e la Chiesa di Benedetto
XVI abbiano investito e scosso la società».
Anzi, la quota di chi considera in modo positivo il Vaticano
mostra una «tendenza alla crescita, rispetto agli anni
scorsi».
Strano, le due pagine dedicate al rapporto lasciano capire
esattamente il contrario.
Comunque, pare che la Chiesa faccia paura soltanto agli
editorialisti dei giornali progressisti.

La “questione cattolica”, per gli italiani, non è all’ordine
del giorno.
Non interessa molto.
Forse perché esiste solo nella fantasia di qualche penna
nostalgica del Risorgimento.

Alessandro Gnocchi
Libero 20 dicembre 05