(Libero) E in Cina si continua a morire

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“Libero”, 4.12.2002

Arresti, torture e morte di Stato per i cristiani cinesi

Migliaia di desaparecidos tra chi non entra nella “Chiesa patriottica”

Un’interrogazione alla Commissione Ue del deputato radicale Dupuis [C.T.] Da decenni le autorità della Repubblica Popolare cinese commettono
aberranti abusi nei confronti dei fedeli cristiani, cattolici e protestanti,
non schierati con il partito comunista, nell’indifferenza del resto del
mondo. Ieri la drammatica tragedia è stata riportata alla ribalta dal
deputato europeo Olivier Dupuis, segretario del partito radicale
transnazionale, in un’interrogazione alla Commissione europea.

“Le autorità della repubblica Popolare di Cina praticano nei confronti dei
membri della Chiesa cattolica detta “non ufficiale” una politica di
intolleranza, abusi, di molestie e di repressioni” ha ricordato Dupuis. La
sottile linea di confine tra la tolleranza e la repressione per i cattolici
è rappresentata dall’appartenenza all’Associazione Patriottica dei Cattolici
cinesi. L’unica chiesa cattolica accettata e riconosciuta è di fatto
asservita al Partito Comunista. Diversa la situazione per la Chiesa non
ufficiale, che riconosce come unico primate solo il Papa di Roma.

Per questi ultimi cattolici, che hanno scelto di seguire liberamente la
propria fede, tra il 1983 e l’aprile 2002 la punizione è stata durissima.
Dupuis ricorda che in quel periodo si è arrivati “alla morte di 129
cristiani, a circa 24.000 arresti arbitrari e più di 20.000 casi di sevizie,
maltrattamenti, botte”. Stessa sorte è toccata anche ai protestanti non
aderenti all’analoga associazione patriottica.

Nella sola provincia di Hebei, tra i cattolici “nel corso di questi ultimi
mesi sono stati arrestati nove preti, molti dei quali sono stati condannati
ai lavori forzati”. A questi vanno aggiunti “i due vescovi della stessa
diocesi, Zhimin Su, 70 anni, e il suo ausiliario, Shuxin An, 52, che
risultano scomparsi dal loro ultimo arresto. Zhimin Su ha già totalizzato
più di 30 anni di privazione della libertà, tra prigione e campi di lavoro”.

Dupuis ha concluso chiedendo alla Commissione quali sono le informazioni di
cui è in possesso rispetto ai casi di cui ha parlato, e quali iniziative
intende intraprendere, per ottenere la libertà “immediata e incondizionata
di tutti i praticanti della Chiesa Cattolica non ufficiale”.

E per sollecitare il rispetto della libertà, anche quella di religione,
nella progressiva repubblica popolare. Un duro lavoro, considerando che,
secondo i dati della stessa chiesa “non ufficiale”, fino a settembre
risultavano arrestati 9 vescovi, 17 preti, 2 fedeli laici. E la lista degli
scomparsi è molto, molto più lunga.