L’amore per la vita e la devozione a Maria di Giovanni Paolo II

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ROMA, domenica, 17 aprile 2005 (ZENIT.org).- Altri Pontefici prima di Giovanni Paolo II, come il beato Pio IX e Pio XII, hanno mostrato una profonda devozione alla Vergine, ma quanto fatto dal Papa polacco al fine di riportare Maria al centro della vita cristiana è veramente straordinario.

Giovanni Paolo II si è affidato a lei totalmente, ha mostrato sempre il suo amore con la preghiera costante e la perenne invocazione di Maria.

Un universo quello che lega il Pontefice a Maria che ZENIT ha cercato di scrutare, intervistando uno specialista del tema, il teologo carmelitano, padre Jesús Castellano Cervera O.C.D., professore ordinario di Teologia Dogmatica, Liturgia e Spiritualità presso la Pontificia Facoltà Teologica “Teresianum”.
“Totus Tuus”, è insieme il motto ed il programma di Giovanni Paolo II. Come si spiega una tale devozione alla Santa Vergine?

Padre Castellano Cervera: Tre mi sembrano le ragioni che hanno ispirato questo motto che il Papa ha voluto nel suo stemma episcopale e poi papale. La prima, probabilmente, è il riferimento concreto a Maria come Madre amatissima per la perdita prematura della mamma Emilia; un fatto che ha accresciuto nel tempo il suo affidamento a Maria, sulla scia della grande devozione del popolo polacco alla Madre di Dio.

In secondo luogo, ha influito la lettura del libro di San Luigi Maria Grigon de Monfort, il “Trattato della vera devozione a Maria”, che era il suo libro preferito in gioventù ai tempi del suo lavoro alla Solvay. Ho sentito personalmente dalle labbra del Papa il ricordo della lettura di questo libro che ormai aveva le pagine “ingiallite”.

In terzo luogo la sempre più grande responsabilità che a lui veniva affidata lo ha portato a confidare totalmente in Cristo e nella Madre di Dio, come ha ripetuto anche nel momento di accettare l’elezione a Papa il 16 ottobre 1978.

Sia nelle vicende personali che nel proprio percorso di fede, Giovanni Paolo II ha manifestato una grande attenzione al profondo legame che c’è tra la maternità e la difesa della vita – sua mamma Elena respinse l’invito dei medici ad abortire –. E durante il suo Pontificato, non ha mai esitato a gridare in difesa della vita invocando l’intercessione di Maria. Non a caso l’Enciclica “Evangelium Vitae” si conclude con una preghiera a Maria. Ci aiuta a comprendere il senso profondo di questo legame?

Padre Castellano Cervera: Giovanni Paolo II ci ha lasciato un messaggio straordinario sull’amore alla vita, dall’inizio fino alla fine, espresso con un forte messaggio nell’Enciclica “Evangelium Vitae”. Oltre al normale e tradizionale insegnamento della Chiesa che il Papa ha recepito e trasmesso, ma ha anche difeso nei profondi cambiamenti in ambito culturale, medico e bioetico della fine del secolo XX, vi sono due ragioni che ci aiutano a capire questa difesa della vita. Da una parte la formazione etica del Papa, la sua fedeltà alla morale ma con la sapienza e la sensibilità sul valore della persona umana, dei suoi diritti, del valore assoluto della vita che porta il germe e l’immagine del Creatore. E’ la sua visione teologica, rafforzata da un metodo filosofico personalista.

Già nella sua prima Enciclica, Redemptor hominis, al n. 13, riecheggiando la dottrina della Gaudium et spes n. 22 – un numero di forte spessore cristologico e antropologico che porta la sua impronta redazionale – ha parlato di questa sacralità della vita, del bambino che è anche affidato alle cure della Chiesa da quando è sotto il cuore della madre.

Ma dobbiamo dire che il mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio, dalla Vergine Maria per opera della Spirito Santo, rimane anche per il Papa il punto fondamentale di riferimento della sacralità della vita fin dal primo istante del concepimento. Così fu per il Verbo Incarnato, così per ogni persona che viene alla vita fin dal primo istante che è presente nel seno della madre.

La sua accorata preghiera che chiude l’Enciclica Evangelium vitae nasce da queste ispirazioni del suo cuore, della responsabilità storica del suo magistero per il futuro, della sua visione soprannaturale del mistero della vita alla luce del mistero dell’Incarnazione.

Il segreto della Madonna di Fatima; l’attentato – conclusosi positivamente – al Santo Padre del 13 maggio 1981 (nel giorno e nel mese dell’inizio delle apparizioni mariane a Fatima); e la caduta del comunismo, con la dissoluzione dell’URSS, siglata ufficialmente con la nascita a Minsk della “Comunità di Stati indipendenti”, l’8 dicembre 1991 (Solennità dell’Immacolata Concezione). Che cos’è che lega insieme questi fatti così differenti?

Padre Castellano Cervera: Sulla scia di questi eventi, considerati alla luce della fede, il Papa non ha esitato a leggere in chiave simbolica e realista, un loro intimo legame storico e soprannaturale, che dovrà essere ancora approfondito nel tempo.

E’ in questa lettura teologica ed interpretativa da parte del Papa che si collocano i suoi viaggi a Fatima e la consacrazione del mondo alla Vergine Maria. Come segno visibile di questa sua lettura degli eventi, del considerare una grazia particolare l’essere stato liberato dalla morte nell’attentato del 13 maggio 1981, il Papa ha voluto che la pallottola dell’attentato venisse incastonata nella corona della Vergine di Fatima.

Per questa ragione ha introdotto nel Calendario della Chiesa universale la memoria liturgica della Vergine di Fatima il 13 maggio.

Quando nel 1978 Giovanni Paolo II venne proclamato Papa, la devozione mariana non suscitava particolare fervore nella gente. Oggi invece si assiste ad una rinascita di movimenti, associazioni, gruppi di preghiera e di pellegrini mariani. In che misura e in che modo il Pontefice ha influito su questa rinascita?

Padre Castellano Cervera: Come tutti gli storici della mariologia concordano, per varie cause, dopo il Concilio Vaticano II si è notata una crisi della devozione mariana. Paolo VI ha fatto molto per restituire al popolo di Dio il fervore di questa devozione con la teologia, la liturgia, la promozione della pietà popolare. Basti pensare all’Esortazione Marialis Cultus del 1974.

Giovanni Paolo II ha dato un impulso decisivo a questo ricupero, con la sua testimonianza personale, con la promozione della preghiera del Rosario, fin dalle primissime esortazioni dell’Angelus nel mese di ottobre del 1978, con i suoi pellegrinaggi ai santuari mariani nei suoi viaggi apostolici ed il costante affidamento dei popoli alla Santa Madre di Dio, con alcuni documenti di grande valore come l’Enciclica Redemptoris Mater del 1987 e la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae del 2002 e i rispettivi anni mariani del 1987-1988 e del 2002-2003.

Tanti movimenti mariani hanno trovato nel Papa una guida ed un incoraggiamento. E su questa scia devono vivificare costantemente nella genuina pietà liturgica e popolare, una presenza viva di Maria nel mondo di oggi.
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