La satira, il senso del limite e i giornalisti di Charlie Hebdo

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La satira, il senso del limite e i giornalisti di Charlie Hebdo   

di Alessandro Gnocchi

La satira di Guareschi, che non perdeva mai il senso del limite, aveva un fine educativo.. . I giornalisti di Charlie Hebdo non volevano e non vogliono salvare i musulmani da una falsa religione, ma farli partecipi della loro stessa perdizione, violentarli della stessa violenza che li ha portati nel baratro del nulla.


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana –  13 gennaio 2015

È pervenuta in Redazione:

 

Caro dott. Gnocchi,
dopo l’attentato di Parigi penso che urga una riflessione chiarificatrice, fra noi cristiani, circa il valore, o disvalore, della satira. Lei probabilmente, in quanto grande esperto di Giovannino Guareschi, è la persona più giusta ad illuminarci in proposito.
In altre parole: entro quali limiti la satira può essere considerata uno strumento utilizzabile dai cristiani? Può esserci una satira cristiana o forse è meglio parlare di una comicità o ironia cristiana? Lo scopo di tale opera può essere la pura corrosività o ridicolizzazione dell’avversario, senza avere un fine positivo ed educativo?
La ringrazio per l’eventuale risposta
Marco Bongi

 

 

Caro Bongi,
chiamiamola pure satira e non temiamo se la usano i cristiani, anzi. Ma, se tengo come parametro il lavoro di Guareschi, stento a dare lo stesso nome a ciò che, nel corso degli anni, ho visto su “Charlie Hebdo”. Fatico perché in ciò che faceva, e che continua fare, il giornale francese, manca l’essenziale di ogni attività umana, anche quando si tratta di imprese intellettuali che per definizioni stanno in una zona franca fuori dagli schemi e dalle convenzioni: il senso del limite.

Fatico a dare lo stesso nome a ciò che faceva Guareschi su “Candido” e a quanto facevano e fanno i francesi di cui ci stiamo occupando in questi giorni perché non sono la stessa cosa. Chiamiamola satira, ma allora, seguendo il suo ragionamento, bisogna dire che esiste una satira cristiana, così come esiste una filosofia cristiana, una cultura cristiana, una pittura cristiana, una musica cristiana, una letteratura cristiana e via elencando.

Caro Bongi, se c’è qualcosa che contraddistingue la satira fatta da cristiani come Guareschi è proprio il senso del limite. Che non consiste nel dosare l’intelligenza, la durezza o l’invettiva, ma nella consapevolezza che su alcuni bersagli non si può alzare la matita.
I bersagli che devono godere l’immunità dall’attività satirica sono i simboli.
Badi bene, caro Bongi, che non ho ancora detto le divinità poiché, in quanto cristiani, sappiamo che esiste un solo Dio in Tre Persone e che le altre espressioni sono tutte false in quanto frutto di religioni false.
Qui bisogna distinguere tra bestemmia e malcostume, ma non è necessario inoltrarsi per questa strada.
Non per questo, in quanto simboli di un credo religioso, i falsi dei e le relative figurazioni e manifestazioni possono essere in qualche modo soggetti alla minima denigrazione satirica.

Che una religione è falsa lo si può mostrare solo porgendo quella vera. Lo si fa con l’apostolato, con l’apologetica, con le opere di carità, con la santità della vita personale. Farlo con lo sberleffo lanciato su simboli e figure impregnate di un senso del sacro, anche se mal riposto,  prima ancora che irreligioso è inumano. O meglio, è inumano in quanto irreligioso: ma questa, appunto, è l’essenza dell’Occidente che ha voltato le spalle a Cristo e alla civiltà cristiana. I giornalisti di Charlie Hebdo non volevano e non vogliono salvare i musulmani da una falsa religione, ma farli partecipi della loro stessa perdizione, violentarli della stessa violenza che li ha portati nel baratro del nulla.

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Caro Bongi, se passa al setaccio l’opera satirica di Guareschi, uno degli uomini che nel dopoguerra hanno combattuto con più efficacia il comunismo, non troverà un segno di lapis che colpisca i simboli comunisti. Troverà la giusta ferocia con cui il vero deve opporsi al falso, il bene al male, ma esercitata solo contro ciò che poggia i piedi per terra: gli uomini, le idee che camminano sulle loro gambe, le loro opere e solo se questi uomini sono in grado di esercitare un potere.

Badi bene che questo non evitava a Guareschi di rischiare la vita. La Volante Rossa l’aveva nel mirino, e più di un avversario gli fece sapere che a Piazzale Loreto c’era ancora posto. Pensi che alcuni lettori di “Candido” si erano organizzati a sua insaputa per costituire delle squadre che lo proteggessero nel tragitto tra la casa e il giornale.

Quanto allo scopo educativo, caro Bongi, c’è anche nella satira. Lo scriveva proprio Guareschi ad Angelo Rizzoli, suo editore e produttore, quando venne messo in cantiere il primo film tratto dai racconti di Mondo piccolo. Non gli piaceva il lavoro del regista Julien Duvivier perché non rispettava il fine di far uscire il singolo militante comunista dall’ammasso del partito per indurlo a usare la propria testa.
E le posso assicurare, caro Bongi, che i risultati del lavoro satirico di Guareschi si vedevano.
Il suo archivio è ricco di lettere di militanti comunisti che compravano di nascosto “Candido” e scrivevano al suo direttore per sapere se la Russia fosse come la descriveva “L’Unità” o se invece fosse come la raccontava lui su “Candido”.

Come vede, tutto questo, fermandosi prima di colpire i simboli o le immagini religiose, che tengo a ribadirlo, non sono le idee, le quali, siano laiche o religiose, quando sono false non possono godere di alcun rispetto.

Il simbolo è altro e appartiene a una sfera più misteriosa e intima dell’uomo. Non è affare della satira.

Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo