LA REGINA DIFFAMATA: LA VERITA’ SU ISABELLA LA CATTOLICA

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JEAN DUMONT – LA REGINA DIFFAMATA: LA VERITA’ SU ISABELLA LA CATTOLICA (a cura di Vittorio Messori) – S.E.I. – TORINO- 2003 – PP.180 – E. 12,50

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Nel 1991, la Congregazione per le cause dei santi, organismo vaticano incaricato dell’istruzione dei processi di canonizzazione, si vede praticamente costretta a sospendere quello relativo ad Isabella, regina di Castiglia e poi di Spagna, morta nel 1504, che, ancora vivente, il Papa aveva insignito, insieme al marito, Alfonso di Aragona, del titolo di ‘cattolica’ per i grandi meriti in favore della fede.
La sospensione della causa di beatificazione non nasceva dalla valutazione del materiale che si stava acquisendo ma dalla violenta campagna di denigrazione in corso contro la regina, pur defunta oramai da quasi 5 secoli. A combatterne la memoria erano insieme organizzazioni ebraiche, islamiche, massoni, terzo-mondisti e sinistre in genere. Ad Isabella, tutti costoro rimproveravano, nell’ordine, la cacciata dalla Spagna, la conquista del regno di Granada, ultimo baluardo musulmano in Europa, l’istituzione dell’Inquisizione, il sostegno all’impresa di Colombo con la successiva colonizzazione del continente americano ed, infine, l’aver usato come simbolo del suo regno il giogo e le frecce unite tra loro. Si tratta infatti di un emblema che sarebbe poi stato adottato (ma -si noti- oltre 400 anni dopo la morte di Isabella) dal franchismo spagnolo nell’ambito di una più vasta politica di richiamo a quell’opera unificatrice della penisola iberica che era stata propria di Isabella e del marito: los reyes catolicos.
La decisione vaticana era anche diretta a non acuire le tensioni nell’imminenza del 500° anniversario della scoperta dell’America che la Chiesa si apprestava a ricordare come punto di partenza della cristianizzazione del nuovo continente che ad essa seguì.
Si ricorderà infatti -tanto per fare un esempio- che, nel 1992, durante la visita di Giovanni Paolo II nelle Antille, vi furono rumorose manifestazioni di protesta di sedicenti difensori degli indios colonizzati da Colombo (dimenticando però che essi praticavano anche sacrifici umani ed avevano instaurato veri e propri stati totalitari ante litteram). Si trattò, beninteso, di raduni di poche decine di persone cui, però, i mass media dell’Occidente, in nome di una discutibile equidistanza, finivano nei resoconti, per dare lo stesso spazio delle folle che accoglievano Giovanni Paolo II lungo tutto il suo passaggio.
Il prudente atteggiamento vaticano spiacque però, tra gli altri, a Jean Dumont (1923-2001), storico francese cattolico poco conosciuto in Italia dove in effetti, solo da qualche anno, cominciano ad essere tradotte le sue opere, alcune delle quali di autentico valore: L’église au risque de l’histoire; Les prodiges du sacrilège; Lepante: l’histoire étouffée.
Già da anni, egli si era infatti venuto dedicando ad una seria opera di difesa della storia della Chiesa dalle accuse accumulate contro di essa da una secolare propaganda protestante poi illuminista ed, infine, liberale e marxista.
Nel corso della sua attività di storico, esaminando gli archivi, egli si era accorto, per esempio, che i pregiudizi anti-spagnoli ed anti-cattolici diffusisi nei secoli in Europa ed arrivati fino nei libri di scuola, derivavano tutti, più o meno direttamente, da abili costruzioni propagandistiche orchestrate fin dal ‘600/’700 nelle stamperie e librerie di Amsterdam, di Londra ecc. (terre protestanti). E’ da lì, infatti, che provengono, ad esempio, le raffigurazioni miranti a mostrare presunte efferatezze delle torture dell’Inquisizione, pamphlets anti-gesuitici ecc.
Tutto ciò costituiva niente altro che il versante -per così dire- culturale del grande attacco plurisecolare sferrato dai paesi protestanti contro quel che restava della Cristianità medievale. Esso si è in effetti protratto fino ai giorni nostri in quella sorta di complesso di inferiorità dei popoli cattolici dell’Europa mediterranea (Italia, Spagna e Portogallo) bollati come retrogradi, bigotti ed individualisti nei confronti dell’Europa del nord (protestante) proposta invece quale autentico faro di civiltà alle cui conquiste occorre inevitabilmente adeguarsi. Quanto questo slogan abbia poi influito anche in anni più recenti nella diffusione di istituti come divorzio ed aborto, è a tutti certamente noto.
Forte di decenni spesi a confutare la leggenda nera costituita intorno alla Chiesa cattolica, Jean Dumont si sentì dunque in dovere di prendere le difese della Regina Isabella di Castiglia esponente di spicco di quella Monarchia spagnola che, della Chiesa, era stata per secoli il bastione politico e che forse proprio per questo motivo era stata tanto bistrattata dagli storici.
Nasce da qui, il libro su Isabella La Cattolica che presentiamo; esso, uscito in Francia nel 1992, appare oggi in Italia con un’introduzione di Vittorio Messori.
La lunga presentazione della sua origine che abbiamo fatto (abitualmente non necessaria in una recensione), vuol servire a farne comprendere l’importanza che supera la ristretta cerchia dei cultori di storia o, tutt’al più, di vite di santi.
Poco rimane a questo punto da dire sull’opera: Jean Dumont è infatti un buon scrittore che, anche quando fa opera scientifica, drammatizza ambienti e personaggi facendosi leggere bene da chiunque. Nel libro poi il pur necessario apparato bibliografico è posto alla fine e non intralcia il comune lettore. Solo occasionalmente, l’autore richiama quello o quello storico che l’ha preceduto, per appoggiare alcuni punti della narrazione.
Circa il contenuto, basti aggiungere che Dumont, con estremo equilibrio, non scende all’eccesso opposto dei detrattori della regina Isabella. Infatti, egli ne illustra la vita e l’attività ponendo la massima cura nel collocarne –da vero e grande storico- anche i punti più discussi, all’interno del contesto in cui Isabella operò.
Emerge allora l’autentica grandezza di questa donna che, finalmente ripreso il processo di canonizzazione, attende di prendere il posto che le spetta tra le sante regine e principesse sante che vissero nell’Europa cristiana medievale.

Andrea Gasperini