Il cristianesimo felice. Riduzioni gesuitiche

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P. Aldo Trento FsCB, Il cristianesimo felice. Riduzioni gesuitiche, € 15,00, pp. 162 – Marietti 2003

Stendo queste note avendo particolarmente presente un libro che io considero il fatto editoriale dell’anno. Si tratta di un volume di un missionario italiano, padre Aldo Trento intitolato “Il Cristianesimo felice. Le riduzioni gesuitiche” pubblicato in Italia dalla Casa Ed. Marietti.
Consiglio questo testo per chi voglia introdursi in modo obiettivo, e storicamente fondato, a questo grande avvenimento del passato che ci coinvolge, ci corregge e ci provoca nel presente.

1.
La fede, concepita e vissuta come senso profondo della esistenza, e quindi come forma della mentalità e della socialità, ha creato una vita sociale ed una organizzazione di essa (stato?) assolutamente originale: “Alla fin fine, i missionari si organizzarono, per garantire libertà e indipendenza agli indios, come una repubblica di missioni, un vero e proprio stato soggetto direttamente alla Corona all’interno dell’impero spagnolo. Questa Repubblica delle Riduzioni fu un evento assolutamente unico ed originale nella storia del mondo (op. cit. pag.34)”.
Un popolo indigeno, ricco delle sue tradizioni ma debole nei confronti delle incursioni degli schiavisti brasiliani, ha trovato nella fede dei padri gesuiti uno straordinario aiuto per educarsi alla coscienza della propria identità di popolo e per contribuire alla costruzione di una realtà sociale, informata dalla fede e sostenuta dalla carità.
Tutte le dimensioni e le esigenze della vita sociale trovavano nella fede un principio di riferimento nuovo; dall’abitare: le Riduzioni offrono un esempio originale di organizzazione architettonica, articolata agilmente attorno alla cappella e alla casa dei padri per arrivare fino ai luoghi della abitazione delle famiglie e ai luoghi del lavoro artigianale. Il lavoro è quindi aspetto fondamentale di questa cultura e di questa vita sociale: ma insieme la dimensione della cultura, con nascita di scuole che accompagnano l’abitante della Riduzione fino a quella che oggi chiameremmo la scuola superiore, e poi una intensa e suggestiva esperienza artistica dalla musica all’architettura, all’architettura delle chiese, alla grande produzione iconografica e scultorea di cui il libro di padre Aldo offre alcune suggestive documentazioni. La vita della società e la sua organizzazione riposava esclusivamente sulla responsabilità degli indigeni: i padri, che erano presenti in una Riduzione al massimo nel numero di due o tre, non avevano nessuna responsabilità formale, rappresentavano la guida religiosa, intellettuale e morale del popolo.
La nascita della Repubblica delle Riduzioni, generata dalla volontà dei primi padri gesuiti approdati in quelle regioni di strappare gli indigeni alle cicliche iniziative degli schiavisti brasiliani, al soldo delle potenze economiche massoniche, è una realtà che appartiene alla sostanza culturale e civile della maggior parte degli stati dell’America Latina.
I guaranì devono all’opera evangelizzatrice e socializzatrice dei padri gesuiti, prima ancora che la promozione e lo sviluppo della loro coscienza personale e sociale e l’educazione della loro creatività, puramente e semplicemente la difesa del loro diritto alla vita.

2.
Questa realtà sociale, così imponentemente cristiana ed insieme così profondamente laicale, fu sentita dalla forze che iniziavano in Europa l’inesorabile processo della secolarizzazione della società e della nascita degli stati moderni e totalitari, come qualcosa che doveva essere abbattuto.
L’espulsione dei gesuiti dagli stati borbonici d’Europa, con la conseguente espulsione dalle colonie latino-americane, pose le Riduzioni sotto il tiro della “potenza sociale” che tendeva alla scristianizzazione.
Prima di soccombere di fronte alle armi di eserciti molto più potenti ed organizzati dei loro, gli abitanti delle Riduzioni scrissero, su diversi campi di battaglia, una pagina grande in nome della fede e della libertà cristiana. Gli storici dicono che la distruzione delle Riduzioni comportò la morte di ventimila uomini e la dispersione degli abitanti delle Riduzioni come minoranza mal tollerata nelle province delle colonie e poi, nel breve volgere di qualche decennio, negli stati sud-americani liberal-massonici.

3.
Le Riduzioni sono un’opera. Un’opera che esprime la forza e il movimento della missione della Chiesa.
La missione è la vita di un popolo che “mangia e beve, veglia e dorme, vive e muore, non più per se stesso ma per il Signore”.
La fede è sempre fede di un uomo e quindi di un popolo: naturalmente la persona è caratterizzata da una propria tradizione parentale e popolare, da forme di cultura e di moralità, oltre che dalle proprie personali inclinazioni e capacità e dai propri limiti, fisici e morali. La fede anima e risignifica questi dati. La fede dei gesuiti missionari in America Latina era la fede di italiani, che provenivano dalle varie regioni della penisola (come è commovente leggere nel libro di padre Aldo l’elenco dei centocinquantaquattro gesuiti italiani che hanno evangelizzato il Paraguay). Fra essi c’erano alcuni insigni docenti universitari, scienziati, musicisti, cartografi che misero al servizio della realtà delle Riduzioni la loro competenza e la loro capacità educativa. Con la loro vita i gesuiti comunicarono agli indigeni guaranì la fede cattolica. Ma la fede cattolica incontrò, nel cuore del popolo guaranì, una specifica tradizione religiosa, culturale e sociale. La fede cattolica risignificò anche questa tradizione come aveva risignificato la tradizione italiana ed europea,
Così, sul filo della fede, esperienza comune tra italiani e guaranì, le due tradizioni vennero a contatto, si integrarono, si corressero, crearono un’opera che è del popolo guaranì come dei padri gesuiti.
Questa è la missione: una capacità di vivere l’esperienza della fede come forma della persona e della società, ed in essa valorizzare tutti gli aspetti positivi e portare tutte le inevitabili limitazioni e contraddizioni.
Rivivere oggi, nella memoria ecclesiale che ci fa partecipare attualmente nel mistero della storia della Chiesa, a questo eccezionale momento, ci spinge a riscoprire oggi la missione come inesorabile responsabilità della nostra fede. La missione è la fede che diventa opera, che tende a porre nel mondo una concezione e una esperienza di umanità nuova e definitiva, che è proposta a tutti gli uomini come possibilità unica di salvezza.
Noi ci sentiamo parte di quel popolo cristiano che ha creato le Riduzioni. Il nostro desiderio è di vivere oggi quella certezza e quell’impeto missionario, attualizzandolo in forme nuove, ma non meno originali.

Don Luigi Negri
© ilTimone, aprile 2004