(Il Giornale) Accettare le conquiste, rifiutare gli errori

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I discorsi del Papa per il Natale 2006: “La stanchezza dell’Europa incapace di rapportarsi all’islam”


di Massimo Introvigne (il Giornale, 28 dicembre 2006)

Benedetto XVI ha approfittato del consueto ciclo di discorsi e messaggi di Natale per fare il punto sulle linee-guida del suo pontificato, raccolte intorno a due temi fondamentali: la crisi dell’Europa e il rapporto con l’islam.


Sull’umanità «gaudente e disperata» e in particolare sull’Europa il Papa ha avuto parole forti: «Quest’Europa sembra essere stanca, anzi sembra volersi congedare dalla storia». L’indicatore più drammatico è costituito dalla crisi demografica: «L’Europa apparentemente quasi non vuol più avere figli». Certo, qualche volta mancano le case o il denaro: ma la malattia morale dell’Europa consiste nel non voler dare ai figli quello di cui più hanno bisogno, il tempo. «Questa essenziale “materia prima” della vita, il tempo – ha detto il Papa – sembra scarseggiare sempre di più».


Questo però non è «il modo giusto di vivere», e se le cose stanno così è a causa della «dimenticanza di Dio». L’oblio di Dio inquina anche altri dibattiti, da quello sul celibato dei sacerdoti – che Benedetto XVI ha insieme riaffermato con forza e invitato a collegare non a ragioni funzionali (la maggiore efficienza del prete non sposato) ma a una radicale «testimonianza per Dio» – ai temi morali. Qui il Papa ha voluto, come ha detto, «alzare la voce» sui due temi più caldi anche dell’attualità politica italiana, i Pacs e l’eutanasia. Contro la seconda, ha ricordato che la vita è tale «fino al suo naturale tramonto», distinguendo così fra un non «naturale» accanimento terapeutico e «chi sceglie la morte credendo di inneggiare alla vita» con l’eutanasia. E questo subito dopo i funerali di Welby, mentre il senatore Ds Angius lasciava intendere, superando anche Prodi che si limitava a parlare con gli spiriti, di essere in contatto diretto con Gesù Cristo, tanto da sapere che il Signore «non avrebbe apprezzato un gesto come quello del Vaticano» che ha rifiutato a Welby il funerale cattolico.


Contro i Pacs, il Papa ha espresso «preoccupazione per le leggi sulle coppie di fatto», «forme giuridiche che tolgono al matrimonio il suo valore assoluto» anche quando si riferiscono agli eterosessuali, mentre addirittura «tolgono ogni rilevanza alla mascolinità e alla femminilità della persona umana» quando si estendono ai gay. Ma l’uomo che vuole «emanciparsi dalla sua sfera biologica finisce per distruggere se stesso».


La stanchezza metafisica dell’Europa si manifesta poi particolarmente nella sua incapacità di stabilire un rapporto franco e coraggioso con l’islam. Negli auguri di Natale alla Curia romana del 2005, Benedetto XVI aveva lungamente ripercorso i rapporti fra Chiesa e illuminismo, distinguendo in quest’ultimo una linea giacobina, che porta alla Rivoluzione francese e al laicismo, e una anglo-americana che anche la Chiesa ha finito per accogliere, e che ha condotto alle più convincenti formulazioni dei diritti umani. Nello stesso discorso del 2006 il Papa ha augurato ai musulmani di riuscire a fare anche loro i conti con l’illuminismo. Da una parte, i musulmani hanno ragione di temere la «dittatura della ragione positivista che esclude Dio dalla vita della comunità e dagli ordinamenti pubblici». Dall’altra, il mondo islamico deve «accogliere le vere conquiste dell’illuminismo, i diritti dell’uomo», specialmente «la libertà della fede e del suo esercizio». La disponibilità ad aiutare i musulmani in questo «difficile impegno» è il vero regalo di Natale che offre loro il Papa: in attesa di un altro difficile viaggio, che spera di fare presto in Terra Santa.