(Fides) La speranza di un futuro migliore in Iraq

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Asia/Iraq

Non solo bombe e attentati. La vita quotidiana dell’Iraq
descritta da un testimone locale

Baghdad (Agenzia Fides)- Padre Nizar, rientrato da oltre un
mese nel suo paese, delinea un quadro della situazione
irachena: “Vi sono diversi problemi, ma non vogliamo perdere
la speranza di un futuro migliore. Il primo problema è
quella della sicurezza, seguito dalla mancanza di lavoro”.

“L’opera di ricostruzione continua (ricostruzione di case,
scuole, strade) ma oltre a questo non vi sono molte altre
opportunità di lavoro salvo il pubblico impiego, dove si
registrano alcune novità positive. La paga degli impiegati
statali è infatti migliore rispetto al tempo di Saddam,
quando era di 3mila dinari (1 dinaro= 2 $ al mese) che
bastavano per comprare 2 chili di carne. Oggi si aggira tra
i 250mila e i 500mila dinari, il che permette di vivere una
vita dignitosa”. “Grazie alla paga più alta” continua p.
Nizar “si è creato un effetto di traino per l’economia
locale, infatti diversi dipendenti statali stanno rinnovando
le loro case dopo che negli 15 anni non avevano potuto
comprare né mobili né elettrodomestici”.

Per quel che concerna la vita sociale, p. Nizar traccia il
seguente quadro: “La vita continua, gli studenti si stanno
preparando per il nuovo anno scolastico, anche se si
diffondono voci che alimentano la paura di possibile
attentati contro le scuole. La mia città è immersa nelle
festa dei matrimoni, ogni giorno vengono celebrati tra i 4 e
i 6 matrimoni, solo questa settimana ne abbiamo 25. Quest’
anno si sono formate 200 nuove famiglie”.

“Non vi sono problemi di approvvigionamento di cibo: i
mercati sono pieni di un po’ di tutto, anche la frutta che
prima si trovava raramente, come le banane. I prezzi dei
generi alimentari sono accettabili e accessibili a tutti”.

Per quel che riguarda la situazione della Chiesa, p. Nizar
dice che “l’attività ecclesiale continua regolarmente con
incontri dei giovani, il catechismo, l’apertura di nuovi
centri sociali, corsi di computer e di lingue”.

Secondo p. Nizar “dopo un anno è mezzo dalla caduta del
regime, la gente è convinta che fosse necessario il
cambiamento del regime. Ho parlato con gente di diversa età
e nessuno piange il passato”. P. Nizar si fa interprete dei
sentimenti della comunità cristiana: “I cristiani pensano e
vogliano un futuro migliore per l’Iraq, nonostante la paura
dell’estremismo islamico sia crescente. A Mossul, per
esempio, dove i movimenti islamici sono forti, le nostre
ragazze non possono camminare per strada perché vengano
minacciate e disturbate”.

A proposito della situazione della sicurezza p. Nizar
afferma che “la gente anche a Baghdad convive ormai con gli
attentati che qui non fanno più notizia. Dopo un’ora o due
dagli attentati tutti tornano al loro lavoro e riprende la
vita di prima. Tutti hanno le armi in mano, alcuni le usano
per difendersi, altri per farsi valere. Il grande problema è
rappresentato da nuove bande criminali che non hanno a che
fare con la politica, rapiscono le persone che hanno
attività commerciali e chiedono un riscatto. È accaduto
ultimamente 3 o 4 volte anche nella mia città . Vengono
rapiti i medici, ingegneri, professori universitari,
avvocati. Queste persone sono minacciate sia da parte delle
bande criminali sia dagli estremisti islamici. Tutte le
persone che lavorano con gli americani e con le
organizzazione umanitarie sono minacciati, in modo
particolare i cristiani che lavorano con queste
organizzazioni”.(L.M.)

(Agenzia Fides 30/9/2004 righe 42
parole 568)