(Espresso) Alla Mecca prediche contro ebrei, cristiani, Occidente…

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Alla Mecca un venerdì mezzogiorno. Ad ascoltare la predica modello
Dalla città del Profeta, un sito web seleziona il meglio dei sermoni nelle
moschee e lo invia agli imam di tutto il mondo come guida per la
predicazione. Contro gli ebrei, i cristiani, l’Occidente. Da non perdere
di Sandro Magister

“L’espresso” n. 48 del 21-28 novembre 2002, titolo originale “Trincea
moschea” La maratona islamica dell’imam Wajdi Hamzah Al Ghazzawi è cominciata tre
anni fa con partenza dalla Mecca. «Ho visitato i più celebri imam di tutto
il mondo e ho illustrato loro la mia proposta. Alcuni li ho trovati
entusiasti. E questi sono i risultati: tremila imam di 62 nazioni visitano
ogni settimana il mio sito web in arabo. Con la versione inglese conto di
raddoppiare».

L’ha chiamato Al-Minbar il nuovo sito, parola che in arabo vuol dire pulpito
di moschea. È il pulpito dal quale ogni venerdì a mezzogiorno, in tutto il
mondo, gli imam pronunciano la khutbah, il discorso che orienta la vita e la
mente di un miliardo di musulmani. Al Ghazzawi ne ha raccolti a migliaia di
questi discorsi del venerdì, li ha fatti vagliare da otto teologi di prim’
ordine, sauditi come lui, e ora man mano li mette in rete: «Come modelli di
giusta predicazione. Per tutti gli imam che hanno necessità di elevare la
qualità e la profondità dei loro discorsi».

Ma non solo gli imam. Grazie ad Al Ghazzawi e ai suoi dottori del Corano,
chiunque può oggi penetrare in questo mondo sino a ieri sconosciuto o
precluso. Anche se infedele. Da una moschea all’altra in un viaggio
virtuale: da Gerusalemme a Medina fino all’inviolabile Mecca. Con a portata
di mouse, e per la prima volta svelato, il top della predicazione musulmana
secondo i canoni del wahhabismo saudita, la corrente superortodossa, il cui
controllo sulle moschee di tutto il mondo è sempre più pressante.

I mistici non s’illudano. La khutbah del venerdì non è mai rarefatta e
spirituale. Le moschee sono luogo politico per eccellenza. Da lì sono
partite tutte le rivoluzioni. È lì che si proclama lo jihad, la guerra
santa. Nel mondo arabo, quasi sempre chi pronuncia la khutbah è autorizzato
dallo Stato. E il suo testo è vidimato. Dalla Mecca, un sito come Al-Minbar
non può nascere e vivere senza l’imprinting della monarchia dell’Arabia
Saudita.

E allora non sorprende che Al-Minbar abbia una sezione speciale sulla
Palestina. Con raccolti i discorsi modello sul tema. Tutti graniticamente
concordi nell’elevare a dogma l’odio contro gli ebrei, nell’esaltare il
«martirio» dei terroristi suicidi, nello sconfessare qualsiasi accordo
negoziale, nel predicare come unica soluzione finale la cancellazione di
Israele.

GLI EBREI

In alcune khutbah, Israele e gli ebrei non sono nemmeno chiamati per nome.
Sono «l’entità criminale», sono «la nazione di porci e scimmie». L’odio e l’
inimicizia nei loro confronti sono predicati con la forza di un imperativo
teologico «a gloria di Allah». Sono «malvagi e traditori da sempre» e
meritano solo guerra. Ma non una guerra qualsiasi, come vorrebbero «i
nazionalisti che combattono per la terra, gli oliveti, gli aranci e i
cocomeri». «Il divino comando è per una guerra religiosa, combattuta per
null’altro se non per i principi dell’islam».

Di ogni khutbah, Al-Minbar dà il nome dell’imam che l’ha pronunciata. E del
luogo. Le più autorevoli sono quelle delle tre città sacre, nell’ordine La
Mecca, Medina e Gerusalemme, e delle moschee prime per antichità: della
Kaaba alla Mecca e di Al Aqsa a Gerusalemme, sopra la città vecchia. Il
sacro primato di questi luoghi è richiamato di continuo ed è esso stesso un
messaggio politico. Lo Stato d’Israele è definito inaccettabile per
principio: ricade in quella terra sacra «che ha uno statuto speciale tra le
terre musulmane e che oggi comprende la Palestina, la Siria, il Libano, la
Giordania, e parti dell’Arabia Saudita e dell’Iraq».

Il falso antisemita intitolato “Protocolli dei savi di Sion”, dato per
autentico, viene citato a prova del disegno ebraico d’impadronirsi del
mondo. In combutta con la massoneria, ma più ancora «con le benedizioni dei
cristiani e dell’Occidente», nonché delle Nazioni Unite e di quei «musulmani
solo di nome, ciechi» che confidano nei processi di pace israelo-palestinesi
senza vedere che essi sono «soltanto una variante del piano sionista di
dominio universale». Tutto congiura contro le nazioni islamiche, sotto ogni
cielo: «le repubbliche musulmane dell’ex Unione Sovietica possedevano le
armi nucleari, ma l’Occidente gliele ha strappate per darle ai cristiani
ortodossi russi».

Tutta la lode va invece ai «martiri» musulmani, ovvero ai terroristi
suicidi, mai però designati così. Sono loro i «benedetti», mentre «veri
terroristi» sono definiti gli ebrei. Il loro martirio «è il miglior sentiero
per il paradiso». Là ciascuno di essi, «come dice il Profeta, avrà
settantadue fanciulle e potrà intercedere per settanta suoi famigliari che
altrimenti sarebbero destinati all’inferno».

L’OCCIDENTE

Questo nell’aldilà. Perché su questa terra c’è già l’inferno degli infedeli.
Le loro conferenze internazionali per il controllo demografico sono
«propagazione di licenziosità, sodomia, matrimonio di gay e lesbiche». Tutto
per distruggere «la vera minaccia che li atterrisce: la crescita di
popolazione dei paesi musulmani, l’islamizzazione del mondo».

Numerosi discorsi del venerdì prendono di mira l’allentamento dei costumi in
casa islamica: le donne che non si coprono come dovrebbero; che si mescolano
in pubblico al sesso maschile; che rinviano l’età del matrimonio; i giovani
che tirano tardi la notte; le famiglie che vanno in vacanza nelle nazioni
infedeli; tutti che si lasciano incantare dagli spettacoli televisivi via
satellite. E poi le gare sportive internazionali: diseducative perché
«sradicano il naturale odio dei musulmani contro i miscredenti». E poi le
feste importate: il pesce d’aprile «inventato in Spagna per prendersi beffe
dei musulmani», san Valentino ovvero «il giorno dell’immoralità e della
prostituzione», il Natale che «condanna all’inferno chi vi partecipa»:
vietati gli auguri, vietati i doni, vietato tutto. Perché dietro c’è Satana.
C’è l’Occidente, «civiltà senz’anima a detta dei suoi stessi intellettuali».

I CRISTIANI

E il dialogo interreligioso è la più insidiosa delle tentazioni. Le khutbah
sono concordi nel condannarlo senza remissione. Perché sotto l’insegna dell’
«amicizia islamocristiana», spiegano, si cela la trappola «nella quale
cadono anche molti che si credono musulmani», dimentichi che «Allah ha
proibito al Profeta e ai credenti di invocare perdono per gli infedeli,
anche se fossero loro parenti».

Per questo ogni idolo dev’essere distrutto. Bene hanno fatto i talibani d’
Afghanistan a bombardare i Budda. È comando di Allah. L’islam è la sola vera
religione ed è l’unica ad avere il diritto di cancellare le diverse da sé.
Può concedere che dentro le chiese i cristiani suoi sudditi tengano le loro
immagini: ma che nulla appaia all’esterno. E passi per le Piramidi d’Egitto:
«troppo grandi per essere distrutte, anche se un califfo ci provò». Quanto
alla Sfinge, s’è salvata «solo perché coperta dalle sabbie».

I FALSI MUSULMANI

Ma poi c’è il nemico interno: i musulmani del partito sciita, andati al
potere in Iran con Khomeini ma numerosi (e perseguitati) anche in Iraq e
nella penisola arabica. Contro di loro le khutbah sono di una veemenza
inaudita. Gli sciiti «sono la creazione più malvagia che abbia messo piede
sulla terra». «Vivono da sempre in falsità e ipocrisia». «Si alleano con
miscredenti e politeisti per aggredire i musulmani». «I loro capi in Iran
comandano alcuni una cosa, altri la proibiscono, per confondere tutti».
«Sono persiani che hanno in odio e inimicizia gli arabi, fino ad allearsi
con gli ebrei contro di loro». «Il loro sistema dottrinale e pratico è
costruito per distruggere l’islam dalle radici». Conclusione: «È giunta l’
ora di strappare il falso velo della rivoluzione iraniana. Essi hanno
cambiato il Corano, hanno mentito contro il Profeta, hanno maledetto i suoi
compagni, la menzogna è parte della loro fede. È mai possibile che siano
musulmani? Se gli sciiti, nella loro storia, sono passati tra tante
disgrazie e umiliazioni, questa è la ricompensa delle loro azioni».

E queste sono le khutbah modello. Le raccomandate dalla Mecca. Pronunciate
da imam di chiara fama. Quelle che in Occidente sarebbero le omelie di un
Karol Wojtyla o di un Carlo Maria Martini.