(CorSera) Ricordare le radici cristiane atto di speranza

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Il cardinale Silvestrini: l’umanesimo cristiano continuerà a unire l’Europa

Corriere della Sera 21-4-2004


Il «verbo» come un fiume carsico. Che emerge e rimane sommerso durante tutto il corso della storia. Ma che mantiene intatto, anche nei momenti più difficili, il suo messaggio di dialogo, tolleranza, pacificazione. E che da sempre è culla dei valori su cui l’Europa riconosce se stessa. Delle radici cristiane europee ha parlato ieri il cardinale Achille Silvestrini durante l’incontro organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera, il terzo del ciclo «Europa, comune sentire». Introdotto da Armando Torno, davanti a una platea attentissima – c’erano anche il presidente di Rcs, Cesare Romiti e il direttore del Corriere della Sera , Stefano Folli – il cardinale Silvestrini ha dato via a una riflessione sull’essenza del Cristianesimo, dalle sue origini fino a oggi, raccontando l’odissea del «logos», il verbo del vangelo di Giovanni che è «anima dell’universo». E che, per questo, «non accetta confini».
«Più che di radici – ha spiegato il cardinale Silvestrini – possiamo parlare di profezia cristiana che il mondo contiene e che, in particolare, l’Europa custodisce».
La lezione del cardinale ha toccato i pensatori e i grandi storici dell’idea di Europa, da Jacques Le Goff a Lucien Febvre, da Henry Pirenne a Marc Bloch a Fernand Braudel a Johan Huizinga. Passando per i padri dell’Europa come Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer, Robert Schumann. Citando Ferruccio Parri («Nulla ci è rimasto intatto se non il Vangelo») fino ad arrivare a Paolo VI e all’attuale pontefice, Giovanni Paolo II.
Particolare rilievo è stato dato all’umanesimo e al pensiero di Marsilio Ficino e di Niccolò Cusano. «Valorizzare la laicità senza dimenticare il Cristianesimo – ha continuato Silvestrini – è l’insegnamento degli umanisti. E distinguere al fine di unire. Il Concilio Vaticano II è debitore dell’ottimismo umanistico: invita i cattolici a modificare le loro opinioni sulle varie religioni». Ancora: l’umanesimo che si propone di liberare dalla paura, come il «non temere» che ricorre nel Vangelo.
E un altro salto nella storia. Ricordano il filosofo Henry Bergson e Gotthold Ephraim Lessing. «Tutti con un unico sogno», ha commentato il cardinale. «Quello di un’umanità buona. Con il paradosso del logos che si afferma anche quando è negato».
Questo il rapporto del messaggio evangelico con la storia. Con i principi cristiani che riemergono anche quando messi a tacere (torna, ancora una volta, l’immagine del fiume carsico). E un continuo confronto con le forze critiche, siano esse l’illuminismo o il pensiero filosofico contemporaneo. Un dialogo con l’altra parte. E una grandissima armonia tra ragione e fede, sempre. «Da qui – ha ricordato Silvestrini – nasce l’appello a non dimenticare le radici cristiane dell’Europa. Che non è una pretesa di primogenitura, ma un atto di fiducia in quello che l’uomo può fare».
Annachiara Sacchi