(CorSera) E Wojtila picconò quel Muro

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Il dossier dei servizi Usa. «Il Papa polacco farà finire l’Urss». E Reagan
disse: un segno di Dio

Nel 1978 la Cia capì: con Wojtyla cadrà il Muro
«L’elezione del Cardinale Wojtyla a Papa è estremamente allarmante per
Mosca, a causa delle inevitabili ripercussioni del suo Pontificato sui
regimi comunisti». E ancora: «Il Cremlino discute con ansia su come gestire
l’effetto a medio e lungo termine che il Papa polacco avrà su questioni
cruciali come il dissenso nell’Urss e come l’eurocomunismo». Infine: «Con
Giovanni Paolo II, il regime sovietico… non potrà più liquidare
derisoriamente l’importanza del Vaticano come fece Stalin chiedendo: “Quante
divisioni armate possiede il Papa?”». Così si conclude un rapporto della
Cia, il servizio segreto Usa, datato 19 ottobre 1978, su uno degli eventi
più straordinari della storia: l’elezione, avvenuta pochi giorni prima, di
un Papa non soltanto non italiano, ma proveniente da un Paese comunista.

Il rapporto, uno dei primi consegnati al presidente Jimmy Carter, la
considera un pericolo per il blocco sovietico già in crisi, osserva che l’
avvento di Giovanni Paolo II potrebbe segnare l’inizio della fine dell’
impero russo, «un’area molto instabile a partire dalla Polonia, che per
istinto, cultura, e religione si schiera sempre con l’Occidente». Quasi un
quarto di secolo dopo il rapporto pare avere qualcosa di profetico. Queste e
altre carte sulle tensioni interne dell’Urss e i contrasti tra il Cremlino e
i Partiti comunisti, declassificate dalla Cia negli ultimi due anni,
spiegano perché il successore di Carter, Ronald Reagan, giudicò il Cremlino
vulnerabile e gli lanciò una duplice sfida: lo scudo spaziale, che lo mise
in ginocchio finanziariamente; e l’appoggio al sindacato polacco
Solidarnosc, che ispirò le rivolte dell’Europa dell’Est. Reagan si rese
conto del ruolo che il Vaticano avrebbe potuto avere nella guerra fredda.
Dopo decenni di negligenza Usa nei confronti della Santa Sede vi rimandò un
ambasciatore e volle che il Papa fosse informato della sua strategia
polacca, per dargli massimo margine di manovra.

LA POLONIA – «L’elezione di Wojtyla – dice il rapporto – imprimerà una
formidabile spinta all’indipendentismo polacco e renderà più difficile a
Mosca ignorare le istanze della Chiesa di Roma. La difesa dei diritti umani
e della cultura polacca da parte del Papa potrebbe portare a proteste di
massa, perché le tensioni sociali in Polonia sono le più profonde del blocco
sovietico». Il rapporto ricorda che nel ’76 il Cremlino fu cauto durante i
torbidi polacchi, e non esclude che ora debba concedere «una relativa
libertà di stampa alla Chiesa» e rinunciare «a integrare il Paese nei suoi
sistemi di alleanze e a imporgli maggiore disciplina politica». Ma per la
Cia, non è questa la prospettiva più inquietante per «una leadership russa
anziana e stanca» che deve affrontare la successione a Breznev.

L’IMPERO – Lo è invece la prospettiva che altri Paesi dell’Est allentino i
legami con Mosca. «In Cecoslovacchia aumenta il dissenso degli
intellettuali. In Ungheria, si accelerano le riforme economiche. Nella
Germania dell’Est c’è un revival della Chiesa protestante». La stessa Urss
non sarebbe immune dal «contagio»: in Ucraina, Bielorussia e nelle
Repubbliche baltiche «il cattolicesimo guida l’opposizione». Citando una
rivista clandestina, «Cronaca della Chiesa cattolica lituana», il rapporto
evidenzia che la Lituania «tende a gravitare su Varsavia per ragioni
storiche». Ma il Cremlino è agitato soprattutto per l’Ucraina: il segretario
del Pc ucraino, Scherbitski, svela il rapporto, ha convocato l’ambasciatore
polacco a Mosca 24 ore dopo l’elezione del Papa per dirgli che «bisogna
serrare i ranghi».

L’EUROCOMUNISMO – Stando alla Cia, l’elezione di Wojtyla è la seconda
picconata in due anni al «non più granitico» blocco sovietico. La Cia pensa
che con Wojtyla in Vaticano i Partiti comunisti europei, italiano francese e
spagnolo su tutti, «saranno spinti a mettere in risalto la loro indipendenza
da Mosca». La Cia basa la previsione su un documento del ’76 che definisce i
rapporti tra Partiti comunisti europei e Urss «indeboliti da conflitti d’
interesse e dal declino dell’autorità sovietica». Il Cremlino, si legge, ha
commesso un errore caldeggiando «la rivoluzione degli estremisti del Pc
portoghese, perché ha rafforzato i suoi critici in seno all’eurocomunismo, e
indotto il Pc francese ad allinearsi per la prima volta a quello italiano».
Aggiunge che Breznev deve chiedersi se la partecipazione di un Pc moderato a
un governo occidentale «non preluderebbe all’intrusione di idee sovversive
nel campo comunista o in Urss».

IL PCI – Il documento del ’76 si concentra sul Pci, che si è sforzato «per
non dipendere da Mosca fin dal ’68, quando si vide ridurre i finanziamenti
in seguito alle proteste per l’invasione in Cecoslovacchia». Precisa che il
Pci riceveva ancora un quarto dei suoi fondi dall’Urss, ma che «sotto la
guida di Enrico Berlinguer ha emarginato i leader più legati a essa». E
prospetta una spaccatura nel Partito: «Il revisionismo berlingueriano ha
suscitato dubbi nel quarto circa degli iscritti che resta pro sovietico». Il
documento conclude: se il Pci entrerà al governo in Italia (ipotesi che da
sempre preoccupava la Casa bianca) «anteporrebbe i suoi interessi a quelli
russi» e potrebbe essere preso a modello da qualche Partito comunista est
europeo, come quello di Varsavia. Nel ’78, con il Papa polacco, la
prospettiva pare realistica.

LA RIVOLTA – All’inizio dell’estate dell’81, undici mesi dopo l’inizio della
rivolta anti comunista in Polonia, le analisi della Cia si dimostrano
fondate. Un altro rapporto, «Il problema polacco di Mosca», spiega che il
«processo di liberalizzazione a Varsavia è irreversibile e si estende al
Pc». Esclude un’invasione sovietica, come in Ungheria e Cecoslovacchia,
perché «sarebbe troppo costosa, perché una parte dell’esercito polacco si
opporrebbe e perché non garantirebbe la soluzione della crisi». La Cia
spiega che l’Urss dovrebbe impegnare 45 divisioni, l’intervento più
massiccio dalla seconda guerra mondiale, spendere 10 miliardi di dollari all
‘anno, somma che la dissanguerebbe, e sacrificherebbe il suo residuo
capitale politico. Sola via d’uscita, è l’imposizione della legge marziale
ad opera del Pc polacco: «I sovietici sperano che la Chiesa faccia da
moderatore e prevenga scontri per preservare l’integrità della Polonia».

SOLIDARNOSC – Nell’81, l’anno in cui Reagan entra alla Casa bianca, la Cia
dedica la massima attenzione al sindacato venuto prepotentemente alla
ribalta. Prende atto «che ha assunto la funzione di protettore di dissidenti
e detenuti politici». E’ sicura della sua importanza e riferisce al
presidente che se mai l’Urss invadesse la Polonia dovrebbe combattere contro
la Chiesa e anche contro gli operai: «Solidarnosc formerebbe una società
clandestina, fornendo alla popolazione assistenza di ogni genere,
organizzando scioperi e dimostrazioni». La Cia si rallegra dei legami tra
Vaticano e Sindacato (non rivela quali) e suggerisce al presidente di
seguirne l’esempio. Il rapporto non lo dice, ma l’81 è l’anno in cui Reagan
fa della Afl-Cio, la Confederazione sindacale Usa, il tramite per il
finanziamento di Solidarnosc, e in cui contatta la Santa Sede per parlare di
Varsavia.

LA CONFERMA – Documenti dell’82 mettono in risalto il ruolo della Chiesa.
Uno, di gennaio, cita l’arcivescovo Glemp, dietro cui ci sarebbe Giovanni
Paolo II: «Nella sua più dura critica del regime dall’imposizione della
legge marziale, Glemp ha chiesto che i detenuti siano liberati e ha respinto
la richiesta dei direttori delle fabbriche che gli operai si dimettano da
Solidarnosc o vengano licenziati».
La Cia presume che Glemp abbia mandato una lettera al premier, il generale
Jaruzelski, «ma abbia dedotto che sia stato inutile» e sia perciò uscito
allo scoperto. Da lontano, è intervenuto il capo del Kgb, la polizia segreta
sovietica, Andropov, l’uomo che stroncò la rivoluzione a Budapest nel ’56, e
che presto assumerà il potere a Mosca: ha mandato una delegazione ungherese
a Varsavia a perorare la riforma dell’economia e del Partito. E’ un
particolare importante: Andropov, nascostamente revisionista, è il mentore
di Gorbaciov.

L’ATTESA – A metà ’82 la Cia sostiene che la migliore strategia per
Solidarnosc e il Vaticano sia di procedere a piccoli passi. «Malgrado la
loro autorità i leader della Chiesa, compreso il Papa, non possono incidere
molto sulla legge marziale. Il regime accusa già la Chiesa di essere troppo
favorevole a Solidarnosc e il leader del sindacato Walesa di essere legato
alla Chiesa. Gioca anche sul fatto che l’interesse Vaticano è prevenire un
bagno di sangue e un’invasione». Ma la cautela non impedisce ai preti
polacchi di appoggiare la resistenza, né al Pontefice di «fare dichiarazioni
che incoraggiano chi nella Chiesa vuole maggiore rigidità nei confronti del
governo». Reagan ne è ammirato. Nei mesi successivi gli eventi precipitano.
A Mosca muore Breznev e gli subentra Andropov. Nell’83, Reagan vara il
progetto delle guerre stellari e Walesa riceve il premio Nobel della pace.

di ENNIO CARETTO

Corriere della Sera 20/10/2002