(CorSera) Di nuovo fango su papa Pio XII

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Pacelli fu coerente: ogni battezzato è figlio della Chiesa


Una constatazione ci sale dal cuore: il Servo di Dio Papa Pio XII deve essere proprio un grande santo, se merita di essere il bersaglio di una così vasta e insistente campagna diffamatoria… 


di VITTORIO MESSORI

“Straordinario documento”, “ordini agghiaccianti”, addirittura un “proprio così!”. Sorprende un poco che uno studioso come Alberto Melloni, tra l’altro ottimo conoscitore di cose cattoliche, sembri abbandonare la sobrietà dello storico per adottare un linguaggio ad effetto. E, questo, dando notizia delle istruzioni della Santa Sede al nunzio in Francia, Angelo Roncalli, per affrontare il problema dei bambini ebrei affidati “alle istituzioni e alle famiglie cattoliche”.
Innanzitutto non andrebbe dimenticato che la semplice esistenza di un simile problema testimonia di un merito ecclesiale tra i più alti. Nei ringraziamenti commossi che sommersero Pio XII al termine della guerra e che provenivano da tutte le istituzioni e le comunità ebraiche, si faceva cenno alla generosità con cui la Chiesa accolse e nascose gli ebrei braccati e in particolare i bambini. Per citare un solo caso italiano, l’arcivescovo di Torino, cardinale Maurilio Fossati (decorato nel 1945 con una medaglia d’oro dal rabbino capo della città, assieme al segretario, monsignor Barale, che era stato arrestato dai tedeschi), si adoperò perché le suore salesiane organizzassero a Valdocco un vero e proprio asilo nido clandestino per i piccoli israeliti. Se, dunque, alla fine della guerra, la Chiesa dovette confrontarsi con un problema – che coinvolse tra l’altro non alcuni, ma molti, moltissimi ebrei – è perché, davanti al dramma, non rimase spettatrice, ma intervenne tanto attivamente quanto prudentemente, come le circostanze esigevano. Per venire ora al documento “straordinario”: precisato che una valutazione storicamente oggettiva sarà possibile solo a pubblicazione avvenuta delle Agende roncalliane, va osservato che la disposizione del Sant’Uffizio è del 20 ottobre del 1946. Da oltre due anni la Francia era stata liberata, la guerra era terminata da diciassette mesi ed è dunque ovvio presumere che, in tutto quel tempo, la maggioranza dei casi avesse trovato soluzione. Recuperare un bambino che si è dovuto nascondere è forse cosa da differire nel tempo o non prevale su ogni altra urgenza? Poiché non si ha notizia di difficoltà insorte tra Chiesa (e non solo di Francia, ma di tutta l’Europa già occupata) e comunità ebraiche, è giustificato pensare che tutto si sia risolto nella pace e nel buon senso. Sembra, dunque, che il documento dell’autunno del 1946 riguardi casi residuali, di particolare complessità.
Ma, anche qui, Melloni stesso ammette che il nunzio Roncalli, pur così sensibile su questi temi, non ha lasciato nelle sue agende alcuna annotazione su problemi insorti. Non si dimentichi che il suo soggiorno a Parigi durerà ancora più di sei anni. Eppure, nessuna crisi, nessuna protesta, nessun intervento politico o diplomatico: dunque il documento “agghiacciante” non sembra avere provocato effetti constatabili, se stiamo almeno a quanto registrato dalla Nunziatura del pur vigilantissimo futuro Giovanni XXIII. Per scendere ai particolari delle disposizioni del Sant’Uffizio: ogni storico sa che tra i luoghi comuni di ogni governo (soprattutto in tempi turbolenti come quel dopoguerra francese) c’è la consegna ai propri ambasciatori di parlare, ma, per quanto possibile, di scrivere poco. Sospettare, dunque, atmosfere oscure e inconfessabili dietro quell'”oralmente” raccomandato dal Vaticano sarebbe da dilettante che ha poca dimestichezza con archivi diplomatici. Poiché lo spazio non lo consente, siamo costretti a trascurare altri punti del documento (il quarto, soprattutto) e a concentrarci sul vero centro delle disposizioni vaticane, quello che non a caso ha ispirato il titolo del giornale: “I piccoli giudei, se battezzati, devono ricevere un’educazione cristiana”.
Qui sta lo scandalo che, tra l’altro, mise a rumore l’Europa quando, nel 1858, Pio IX, ancora Papa-re, tolse alla famiglia Edgardo Mortara, piccolo ebreo bolognese, perché fosse allevato in un collegio cattolico, almeno sino alla maggiore età: dopo i 18 anni avrebbe potuto scegliere. In quel caso, scelse il sacerdozio (assumendo il nome “Pio” per riconoscenza verso il Papa) e morì, novantenne, in odore di santità, lasciando un diario, sinora inedito, che la Mondadori pubblicherà la prossima primavera e che sorprenderà molti.
Qui è possibile solo tentare di far comprendere alcune delle ragioni che, in simili casi, rendono “prigioniera” la Chiesa. Questa, conformemente al pensiero dei Padri, proibisce da sempre che i figli minorenni di ebrei siano battezzati senza il consenso dei genitori. Ma se, per una qualunque ragione, il battesimo è validamente amministrato, questo rende “cristiani” ex opere operato , imprime il carattere indelebile di figlio della Chiesa. La quale, sentendosi Madre, non ha mai consentito né mai consentirà di abbandonare chi – nel mistero della fede – con il sacramento è entrato per tutta l’eternità nella sua famiglia. Ci rendiamo ben conto che, per comprendere un simile atteggiamento, occorre porsi in una prospettiva di fede. Al di fuori di essa, disposizioni come quelle di Pio IX e di Pio XII, in linea con la millenaria Tradizione, possono apparire (perché nasconderlo?) disumane. Se ne sono resi conto i Papi stessi, che – custodi e non padroni della Rivelazione – hanno fatto vivere, ma hanno vissuto essi stessi, autentici drammi. Ma non in nome di un arido legalismo, bensì in una dimensione misterica, pur umanamente dura, che solo la credenza nel Vangelo può rendere accettabile. Diverso il discorso sugli autori di quei battesimi. Se hanno agito su infanti senza che i genitori fossero consenzienti, hanno peccato gravemente, sono andati contro il diritto canonico e le disposizioni secolari della Chiesa. Si può comunque escludere sin da ora che i battesimi francesi (se davvero ce ne furono di illeciti) siano stati impartiti su ordine o anche solo con la connivenza delle autorità ecclesiastiche.


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Corriere della sera 29 dic. 04