(CR) L’apostolato dalla clausura della b. Giuseppina

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CHIESA CATTOLICA: beatificata a Napoli suor Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso È stata beatificata il 2 giugno nella Cattedrale di Napoli Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso, al secolo Giuseppina Catanea, carmelitana scalza nata nel 1896 e morta nel 1948.

Nell’omelia della celebrazione, il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, l’ha definita «una beata tutta napoletana» e ha ricordato che la testimonianza ricevuta in famiglia fu «la scuola» in cui imparare «a conoscere Gesù e a innamorarsi di lui».

Colpita da una forma grave di tubercolosi alla spina dorsale che l’aveva completamente paralizzata, guarì per intercessione di San Francesco Saverio, che le era apparso in sogno e la cui reliquia del braccio fu portata nella sua cella in convento.

Incaricata dell’apostolato nel parlatorio del convento carmelitano, da lì suor Giuseppina fece «dilagare la luce di Cristo nelle anime» portando la sua fama a diffondersi oltre la città e ad arrivare fino in America.
La vita di clausura di suor Giuseppina, ha osservato il Cardinale, «non è stata un limite, ma una provvidenziale occasione e opportunità per riversare nel cuore della nostra gente una luce di speranza».

«La sorgente di questo fecondo apostolato è la piena e perfetta unione della nostra beata con Cristo Crocifisso, l’innamorato che la riempie di amore e la fa gioire anche nella sofferenza», ha aggiunto; «più si innamora di Cristo, più le prove e le sofferenze ne caratterizzano l’ascesi».

Per tutta la sua vita, la suora «sarà “mangiata”, consumata dagli altri, ai quali trasfonde tutto il suo amore per Cristo suo sposo».

Il 14 marzo del 1948, domenica di Passione, suor Maria Giuseppina morì a 54 anni.

La sepoltura venne differita perché nonostante la cancrena la salma sembrava «un corpo vivo, flessibile, colorito», solo addormentato. Il corpo della religiosa venne visitato da personaggi illustri e da alcuni professori dell’Università di Napoli, che trovano il fenomeno «inspiegabile».

«Ma, forse, il vero prodigio è il continuo pellegrinaggio che fedeli di ogni categoria e da ogni parte continuano a compiere, ancora accolti dalle figlie spirituali di madre Giuseppina le quali con delicatezza, gioia e amore si prodigano per ricevere, confortare e aiutare quanti vengono al convento, nello spirito e nello stile tipicamente napoletano della Madre», ha commentato il Cardinale Sepe.
(CR1045/04 del 7 giugno 2008)