(CESPAS) In pericolo l’obiezione di coscienza, verso una dittatura

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UE/1. La Commissione vuole obbligare i dottori a praticare l’aborto.

Un rapporto dell’EU Network of Independent Experts on Fundamental Rights (EUNIEFR, Commissione dell’Unione Europea di esperti indipendenti sui Diritti Fondamentali) condanna una bozza di trattato tra Slovacchia e Santa Sede che garantisce l’obiezione di coscienza ai medici e paramedici che non intendono praticare aborti. Motivo: il diritto all’obiezione di coscienza non può ledere i diritti delle donne alla salute. Il rapporto di 40 pagine (Opinion no. 4/2005, pubblicato il 15 dicembre 2005) riconosce l’esistenza di un diritto all’obiezione di coscienza garantito dalle Convenzioni internazionali, ma sostiene che esso “non è illimitato”, ovvero “può confliggere con altri diritti ugualmente riconosciuti dal diritto internazionale. In queste circostanze deve essere trovato un equilibrio tra queste esigenze conflittuali, per cui un diritto non deve essere sacrificato a un altro”.

Nel caso specifico, l’EUNIEFR sostiene che laddove l’aborto è garantito per legge, ogni donna ha diritto a ricevere il trattamento medico in tal senso, per cui lo Stato deve assicurare quanto segue:



  • Ogni rifiuto a praticare l’aborto deve avere un’alternativa efficace che però lo consenta;
  • Deve essere previsto l’obbligo per il medico obiettore di informare la donna su a chi e dove fare riferimento per accedere all’aborto;
  • Che ci sia effettivamente la disponibilità di un altro sanitario qualificato a praticare l’aborto, comprese le aree rurali o periferiche (vale a dire deve essere facilmente raggiungibile).


L’Opinione della Commissione Europea intende chiaramente vanificare l’istituto dell’obiezione di coscienza, ma soprattutto creare un precedente che permetta di considerare l’aborto come un diritto umano fondamentale. La costruzione giuridica alla base dell’Opinione riconosce infatti che il diritto all’obiezione di coscienza è “un’implicazione del diritto alla libertà di religione”, ovvero un diritto fondamentale che può essere limitato solo da un diritto che abbia la stessa forza. L’aborto, riconosce la Commissione UE, non è riconosciuto come diritto dalla Convenzione Europea sui diritti umani, ma appellandosi ad alcune Convenzioni Internazionali (quella sui Diritti politici e civlili e quella contro la Discriminazione delle donne), per quel che riguardano – paradossalmente – il diritto alla vita e il diritto alla salute, si arriva a considerare l’accesso all’assistenza medica per l’aborto come un diritto che pone limiti all’obiezione di coscienza.

Oltretutto ciò che vale per l’aborto – si trova scritto nell’Opinione degli esperti UE – deve valere anche per l’eutanasia, la celebrazione del matrimonio tra omosessuali e la distribuzione dei contraccettivi.

L’Opinione attacca in diverse parti le prerogative delle religioni e in particolare della Chiesa cattolica, ma – oltre ad essere molto discutibile sul piano giuridico – se venisse applicata e usata come precedente da usare a livello internazionale (è questo il vero scopo di chi l’ha redatta) avrebbe pesanti ripercussioni sul sistema sanitario mondiale e soprattutto si trasformerebbe in una pesante ipoteca per lo sviluppo dei Paesi poveri. Secondo i dati ufficiali forniti dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, alla Chiesa (ordini religiosi, diocesi e altre organizzazioni) sono legate ben 21.751 istituzioni sanitarie presenti in 135 Stati. In molti Paesi in via di Sviluppo le strutture sanitarie nazionali sono praticamente garantite in toto o in massima parte da istituzioni cattoliche, che rischierebbero così di dover chiudere nell’impossibilità di accettare di praticare aborti.


UE/2. Chi c’è dietro gli esperti “indipendenti” della Commissione


Cos’è l’EU Network of Independent Experts on Fundamental Rights (EUNIEFR) che ha redatto l’Opinione 4/2005 che di fatto nega l’obiezione di coscienza in materia di aborto ed eutanasia?

L’EUNIEFR, si legge nello specifico sito all’interno del portale della CommissioneEuropea (http://europa.eu.int/comm/justice_home/cfr_cdf/index_en.htm), è stata istituita nel 2002 come conseguenza di una Raccomandazione del Parlamento Europeo e dipende dalla Direzione Generale per Giustizia, Libertà e Sicurezza (direttore è l’inglese Jonathan Faull, in precedenza portavoce del presidente della Commissione Romano Prodi). Il Network è coordinato dal professor Olivier De Schutter (Università di Lovanio) ed è formato da un esperto per ogni Paese (per l’Italia è il professor Bruno Nascimbene, docente di diritto internazionale ed esperto in particolar modo di immigrazione e cittadinanza). L’elenco completo dei membri dell’EUNIEFR si trova nel sito.

Ciò che invece nel sito non viene spiegato è che in realtà a decidere le Opinioni è soltanto il professor De Schutter con i suoi collaboratori del Centro di Ricerche Interdisciplinari sui Diritti dell’Uomo (CRIDHO) che egli dirige all’interno della Nuova Università di Lovanio (che rimane cattolica nominalmente ma è ormai sfuggita al controllo dei vescovi belgi ed è in aperta concorrenza con la vecchia Università Cattolica). Ad esempio, per l’Opinione in questione agli esperti del Network è stato chiesto semplicemente come nei singoli Paesi è trattata la questione dell’obiezione di coscienza, ma la redazione, la stesura e la pubblicazione della Opinione è avvenuta senza il loro effettivo contributo e senza il loro consenso.

Non sorprende perciò che la costruzione giuridica alla base dell’Opinione ricalchi esattamente gli argomenti presentati dal Center for Reproductive Rights (CRR), le cui osservazioni scritte sono peraltro allegate (Appendix II) all’Opinione. Il CRR (www.crlp.org) è un’organizzazione statunitense creata nel 1992 con l’obiettivo di esplorare la “via giuridica” all’aborto, ovvero come scardinare le legislazioni restrittive sull’aborto a colpi di Convenzioni internazionali e interpretazioni (l’Opinione in questione ne è un chiaro esempio). Il CRR è inoltre sostenuto e finanziato dalle solite grandi fondazioni americane (Hewlett, Packard, Ford, Soros, McArthur tanto per citare le più famose) e dalla solita UNFPA (il Fondo ONU per la Popolazione). In Italia ha un solido rapporto con l’AIDOS (Associazione Donne per lo Sviluppo), organizzazione abortista che cura ogni anno la traduzione in italiano e la presentazione del Rapporto UNFPA sulla popolazione. Non sorprenderà dunque neanche il fatto che l’Opinione degli Esperti “indipendenti” UE sull’obiezione di coscienza non si trovi ancora sul sito dell’EUNIEFR ma è già su quello del CRR.

Il presunto Network di esperti indipendenti si presenta perciò – almeno su questi temi – soltanto come una comoda facciata dietro la quale manovra un ristretto gruppo di persone al soldo delle grandi lobby internazionali abortiste. E’ un altro esempio clamoroso di come – aldilà dei grandi vertici politici – la politica europea sia in mano a oscuri funzionari che agiscono nell’ombra e sfuggono a ogni controllo da parte della popolazione europea