(Avvenire) Viviamo una situazione di grave confusione

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 L’Arcivescovo di Bologna: stiamo saldi nelle certezze della nostra fede, anche in una cultura nella quale si esalta il dubbio come se fosse segno della buona salute della ragione


Omelia di Mons. Carlo Caffarra in occasione dell’ Ordinazioni di sei diaconi


XXIX DOMENICA PER ANNUM (C) 16-10-04

1.«Carissimo, rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l’hai appreso e che fin dall’infanzia conosci le S. Scritture». L’apostolo Paolo, giunto ormai al termine della sua vita, rivolge queste parole al suo discepolo Timoteo, investito della responsabilità di governare una comunità cristiana in momenti di particolare difficoltà. Queste difficoltà consistevano in un grave disordine dottrinale che stava investendo la Chiesa a causa di maestri non fedeli alla sana dottrina, appassionati solo ad inutili ricerche e vacui dibattiti [cfr. 1Tim 6,3; Tit 3,9]


In questa situazione l’Apostolo rivolge a tutti noi, e questa sera in primo luogo a voi che fra poco riceverete il diaconato, questa esortazione: «rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto».


Carissimi fedeli, la situazione in cui viviamo oggi non è molto diversa da quella in cui viveva Timoteo: una situazione di grave confusione dottrinale, che ha investito anche le verità fondamentali della nostra fede.


Una situazione nella quale molti ritengono che tutto ciò che pensiamo in fatto di religione non abbia alcuna rilevanza per la nostra appartenenza alla Chiesa.


L’Apostolo ci esorta questa sera a rimanere saldi in quello che abbiamo imparato e di cui siamo convinti, per non essere «come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore» [Ef 4,14].


Nella sua esortazione, carissimi fedeli, l’Apostolo sottolinea due proprietà fondamentali di quella verità in cui dobbiamo rimanere saldi:


è una verità imparata; è una verità di cui si è convinti.


È una verità “imparata”, non scoperta da noi stessi; è una verità appresa, non conquistata; è una verità ricevuta, non dominata. È indicato dalle parole dell’Apostolo il grande mistero della trasmissione della Rivelazione divina: la fede cristiana è assenso ad una verità divina ed accesso a realtà soprannaturali.


È una verità di cui si è convinti. Non vinti, ma convinti: la verità divina penetra con soavità nel nostro spirito e chiede di essere assentita con tutta la forza del nostro cuore. L’assenso della fede è assolutamente certo perché generato in noi dalla stessa luce divina.


Non abbiate paura delle certezze della vostra fede, anche in una cultura nella quale si esalta il dubbio come se fosse segno della buona salute della ragione.


Ma queste parole dell’Apostolo hanno una particolare risonanza per voi che fra poco riceverete il sacro Diaconato. È un avvenimento che cambia radicalmente la vostra condizione di vita. Mediante il Diaconato voi entrate a far parte di quel servizio apostolico cui è affidato il popolo santo di Dio. Perché esso possa stare saldo nella dottrina degli Apostoli.


Ed allora, parallelamente all’esortazione rivolta ai fedeli, l’Apostolo rivolge a voi un’esortazione particolarmente grave: «Ti scongiuro davanti a Dio…». A voi questa sera viene affidata, come cooperatori dei presbiteri e del Vescovo, la trasmissione di quella verità, vivendo secondo la quale l’uomo giunge alla beatitudine. Da questa sera voi siete costituiti ministri del Vangelo, perché l’uomo possa vivere secondo verità nella carità.


L’Apostolo vi raccomanda di compiere questo servizio «con ogni magnanimità e dottrina». Siate sempre di animo grande perché grande è il tesoro che da questa sera vi è affidato: il tesoro del Vangelo.


2.Carissimi fedeli, carissimi diaconi, la parola di Dio ci invita a meditare su un altro aspetto della nostra condizione di credenti nel mondo.


Come avete sentito, il cammino del popolo ebreo verso la terra promessa non è facile, è combattuto. Il nostro cammino nel mondo è esposto ad insidie ed a vero combattimento non «contro creature fatte di sangue e carne, ma contro … i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male» [Ef 6,12].


Quale è la nostra forza? La preghiera. Noi credenti abbiamo una forza incredibile nella preghiera, un’energia che può trasformare il mondo. Siamo tutti come la povera vedova del Vangelo: deboli, senza particolari poteri, indifesi spesso. Eppure quando la consapevolezza della nostra debolezza genera una preghiera insistente, diveniamo invincibili.


Carissimi diaconi, questa sera la Chiesa deporrà nelle vostre mani assieme al Vangelo da predicare il tesoro della sua preghiera. Da questa sera la Chiesa vi chiede di pregare ogni giorno in suo nome. Siate fedeli a questa consegna. Salite ogni giorno sul monte, come Mosè, ed alzate le vostre mani: l’esito della battaglia della Chiesa contro il male dipende da questa sera anche dalla vostra preghiera.


Carissimi diaconi, voi ricevete il sacramento nella domenica in cui tutta la Chiesa inizia solennemente l’Anno dell’Eucarestia. Da questa sera voi avrete un rapporto singolare col divino Mistero: sia esso la dimora abituale della nostra esistenza.




Avvenire – Bologna sette 19 ott. 04