(Avvenire) Note per le prossime elezioni europee

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Avvenire 15 Gennaio 2009
Dal Parlamento in scadenza un documento inaccettabile
 
L’Europa deve smetterla di comandare in campo etico

L’Europa, pur impotente in modo drammatico in campi decisivi per la vita dei cittadini suoi e del mondo, come nelle crisi del Gas o dell’immigrazione e delle guerre che insanguinano il mondo lontano o vicino ai suoi confini, si rivela molto solerte nelle prese di posizioni e nei provvedimenti di carattere ideologico. E, mentre invecchia impotente e squassata dalla crisi economica, decide di raffigurare in un certo senso il proprio futuro. Senza interrogarsi a fondo se la strada tracciata ricalchi e aggravi gli errori che l’hanno portata a questa elefantiaca impotente vecchiaia o rappresentino una via di uscita e di ripresa.

Su impulso di un deputato italiano di Rifondazione comunista, Giusto Catania, il Parlamento europeo ha approvato un documento sulla tutela dei diritti umani che vorrebbe avere grande rilievo. Nobile e sacrosanta iniziativa ancorché presa da un Parlamento politicamente debole anche a causa della prossima scadenza di mandato. Il tema infatti è delicato e importantissimo. Ma il modo con cui il Parlamento ha deciso di affrontarlo è forse il peggiore. Per tre motivi.

Primo perché il documento accumula una serie di problemi (dalla discriminazione dei rom, al testamento biologico, dalle coppie omosessuali all’antisemitismo) e ne esclude altri (come ad esempio una seria iniziativa politico-diplomatica della Ue contro le discriminazioni e le persecuzioni anti-religiose perpetrate in varie parti del mondo). E dunque si fa di ogni erba un fascio sotto l’egida nobile ma generica di "diritti umani" col rischio di rendere tutto vago e parziale. Sorprende ad esempio, l’assillante attenzione diffusa ai diritti delle coppie omosessuali e la fuggevolezza del riferimento al drammatico e ben più imponente fenomeno della tratta delle schiave del sesso che appesta l’Europa. Ma, appunto, è il rischio di documenti di indirizzo che esprimono posizioni ideologiche più che problemi reali.

I toni del documento, poi, sono quasi impositivi, ma a vanvera. Non solo perché vorrebbe dettare linee ai Paesi membri su faccende etiche e normative che in alcuni casi sono di chiara evidenza (le discriminazioni sui minori o su popolazioni minoritarie – ma allora perché solo i rom e non i tanti cinesi d’Europa che pur vivono e lavorano a volte in condizioni vergognose?) mentre in altri sono oggetto di interpretazioni tutt’altro che pacifiche e scontate (come il "matrimonio gay" da riconoscere e il testamento biologico da garantire per legge). Mettere in un mucchio generico solo alcuni temi che interessano per motivi che con i "diritti umani" c’entrano fino a un certo punto, è una operazione non solo scorretta ma infine lesiva della nobiltà e della serietà del problema dei diritti.

E continua a minare la credibilità dell’Assemblea di Strasburgo. L’Europa si è costituita, fin dall’inizio, sul principio di sussidiarietà, che solleva gli organi politici di più elevato grado comunitario dal legiferare su questioni su cui gli Stati membri hanno il dovere e la libertà di farlo, sulla base delle decisioni maturate democraticamente al loro interno. Se questo principio viene invocato spesso per materie che riguardano l’agricoltura o altre faccende a carattere economico-produttivo, tanto più andrebbe osservato su questioni eticamente sensibili, per evitare che si arrivi a una inquietante imposizione dall’alto.

Il documento votato ieri a Strasburgo tuttavia non può avere, per le stesse norme costitutive della Ue, valore vincolante. A decisioni di tal genere si può eventualmente arrivare solo con l’accordo degli Stati e sulla base di provvedimenti della Commissione, non certo con un’alzata di voce e di mano organizzata da qualche lobby. Ma va pur detto che il gioco è pericoloso: andando avanti di questo passo, per irresponsabilità o per incuria, l’Europarlamento si dimostra più luogo e strumento di propaganda che serio laboratorio per il futuro comune.

Davide Rondoni
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STRASBURGO
I diritti umani per l’Europa?
«Riconoscere le coppie gay»
 

La premessa è generica quanto in­contestabile: il rispetto dei diritti fondamentali sia «obiettivo di tut­te le politiche europee» e l’Ue «dovreb­be promuoverli attivamente e tenerne pienamente conto nell’elaborare e ap­provare le leggi». Ma c’è ben altro nella voluminosa “Re­lazione sui diritti fondamentali nell’U­nione europea” che, presentata dal co­munista Giusto Catania è stata appro­vata ieri dall’europarlamento con 401 sí dell’insieme delle sinistre, 220 no venu­ti principalmente dal Ppe, e 67 asten­sioni. Accanto a esortazioni dirette ai governi affinché tutelino le minoranze etniche e i rom, rispettino i diritti delle donne, dei minori, degli anziani, delle persone disabili, combattano razzismo e xenofobia, evitino di intaccare le li­bertà civili e indiviuali in nome della lot­ta al terrorismo, il documento invita a rimuovere le discriminazioni contro i gay e le coppie omosessuali.

Lo fa in ter­mini quantomeno discutibili, spesso of­fensivi verso valori non soltanto cristia­ni, e che si prestano ad interpretazioni divergenti rispetto allo spirito degli stes- si Trattati su cui è fondata l’Unione eu­ropea. Il documento non ha alcun valore giuridicamente vincolante e in questa come altre materie gli Stati rimarranno liberi nelle loro decisioni. Ma, come ha osservato il vicepresidente dell’euro­parlamento Mario Mauro, esso ha un e­vidente significato politico, evidenzian­do una tendenza ideologica che alla ba­se toglie forza allo spirito dei Trattati Ue.

Secondo il relatore Catania invece – da piú parti sospettato di aver peparato il testo anche in polemica col governo i­taliano e col Vaticano – con il voto di ie­ri l’europarlamento «ha scritto una pa­gina importante della sua storia, po­nendo fine all’ipocrisia di chi, troppo spesso, ha chiuso un occhio sulla man­cata tutela dei diritti umani dentro l’U­nione per concentrarsi esclusivamente sulle violazioni fuori dai nostri confini». Il documento appro­vato dopo una complessa bat­taglia di emendamenti racco­manda tra l’altro il “testamento biologico” invitando gli Stati ad approvare leggi in questo senso perché siano «tenuti in consi­derazione i desideri preceden­temente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un pa­ziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua vo­lontà », e ad «assicurare in tal modo il di­ritto alla dignità alla fine della vita». In sostanza, si chiede agli Stati di intro­durre l’eutanasia nella legislazione co­me già ha fatto una minoranza dei Ven­tisette, guidata all’Olanda.

A proposito delle discriminazioni nei confronti de­gli omosessuali, la relazione Catania in­vita a punire penalmente affermazioni discriminatorie da parte di «esponenti politici, sociali e religiosi estremisti» (il che, ironizzano esponenti del Ppe, ten­derebbe a classificare come estremista anche il Vaticano). Un passaggio sostie­ne l’iniziativa della Francia all’Onu per la depenalizzazione universale dell’o­mosessualità, accolta con freddezza dal- la rappresentanza di­plomatica della Santa Sede al Palazzo di Vetro. Ancora a proposito de­gli omosessuali, la rela­zione invita gli Stati che non l’hanno già fatto ad approvare una legisla­zione sulle coppie dello stesso sesso, imitando leggi già in vigore in al­tri Paesi dell’Ue e che e­stendono ai gay parti es­senziali del diritto di fa­miglia. La Commissio­ne europea è invitata a proporre direttive co­munitarie che impon­gano tra gli Stati il riconoscimento reci­proco per le coppie omosessuali, spo­sate o legate da un’unione civile.

Il testo, infine, indica l’obiettivo di sensibilizza­re l’opinione pubblica circa il «diritto al­la salute riproduttiva e sessuale», e chie­de ai Ventisette di far sí che le donne «possano godere pienamente di tali di­ritti » grazie anche a misure tese a «faci­litare i metodi di contraccezione onde prevenire gravidanze indesiderate e a­borti illegali e a rischio».

da Strasburgo Franco Serra