(Avvenire) La rete diplomatica del Vaticano

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Avvenire 10-1-2010

I sedici Stati che mancano all’appello. E gli ultimi dati su ambasciatori e nunzi

di Gianni Cardinale Nel 1978 il numero di Stati con cui la Santa Sede aveva pieni rapporti di­plomatici ammontava a 84. Nel 2005 erano 174. Con Benedetto XVI sono di­ventati 178.

Durante il suo pontificato, infatti, sono stati allacciati i rapporti nel 2006 col neonato Montenegro, nel 2007 con gli Emirati Ara­bi Uniti, nel 2008 con il Botswana. Infine, lo scorso 9 dicembre è stata la volta della Federazione Russa, con cui c’era­no già relazioni di natura speciale, co­me quelle che continuano a sussiste­re con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

Tra i paesi con cui la Santa Sede ha rapporti diplomatici c’è an­che la Cina-Taiwan, dove però dal 1979 non risiede più un nunzio ma solo un semplice "incaricato d’affari ad interim". E questo in attesa di poter tra­sferire finalmente la nunziatura a Pe­chino.

La Cina popolare, infatti, è il più grande tra i paesi che non hanno rap­porti diplomatici con la Santa Sede. Ma non è il solo. A parte il Kosovo – che ha uno status interna­zionale ancora controverso –, la San­ta Sede non intrattiene ancora rela­zioni con sedici Stati, perlopiù asiati­ci, in buona parte a maggioranza isla­mica.

In nove di questi paesi non è pre­sente nessun rappresentante vaticano: Afghanistan, Arabia Saudita, Bhutan, Cina popolare, Corea del Nord, Maldive, Oman, Tuvalu e Vietnam. Mentre in altri sette paesi sono presenti dei delegati apostolici, cioè dei rappresentanti pontifici presso le comu­nità cattoliche locali ma non presso i governi. Tre di questi paesi sono africa­ni: Comore, Mauritania e Somalia. E quattro asiatici: Brunei, Laos, Malaysia, Myanmar.?

Con alcuni di questi paesi comunque la Santa Sede ha già avuto dei contat­ti formali. Alla messa di inizio pontifi­cato di Benedetto XVI c’erano infatti i rappresentanti di Afghanistan, Arabia Saudita, Malaysia, Oman e Vietnam. Mentre ai solenni funerali di Giovanni Paolo II hanno assicurato la loro presenza i rappresentanti del Brunei e della Somalia.

Con il Vietnam sono ini­ziate formalmente le trat­tative per arrivare a pieni rapporti diplomatici – ed incoraggiante in questo senso è stata la vi­sita in Vaticano del presi­dente Minh Triet l’11 di­cembre scorso – mentre con la Cina esistono contatti ufficiosi tra personalità del­la segreteria di Stato, l’ambasciatore di Pechino in Italia e i re­sponsabili dell’Ufficio per gli affari re­ligiosi del regime cinese.

Da parte della di­plomazia pontificia è anche cominciato il lavoro per arrivare ad allacciare rap­porti con l’Oman. Impenetrabili a ogni discussione sembrano invece Sta­ti islamici come l’Arabia Saudita – do­ve è tuttora ufficialmente proibito il culto cattolico, anche se è stato un se­gnale positivo l’udienza dal papa di re Abdallah il 6 novembre 2007 – o come le Maldive, dove non è neanche permesso l’ingresso a sacerdoti che pos­sano assistere i numerosi turisti cat­tolici pure presenti nell’arcipelago.?

Attualmente sono una ottantina i pae­si i cui ambasciatori presso la Santa Sede risiedono a Roma. Gli altri sono diplomatici resi­denti in altre capitali europee. La Santa Sede non accetta ambasciatori accreditati contemporaneamente presso l’Italia. Un ulteriore segnale del crescente interesse diplomatico per la Santa Sede è dato dal fatto che con Benedetto XVI si sono stabiliti a Roma gli ambasciatori di Australia, Camerun, delle Seychelles e di Timor Est.?

In questo momento sono attivi in tutto il mondo 101 nunzi a­postolici, alcuni dei quali coprono più paesi. Quasi la metà, 50, sono ita­liani, una percentuale in calo rispetto al passato (nel 1961 i nunzi italiani erano 48 su 58, l’83 per cento; e nel 1978 55 su 75, il 73 per cento). Que­sto calo è destinato a proseguire, visto che con Benedetto XVI sono stati elevati all’episcopato 26 nunzi di prima nomina di cui solo dieci italiani (il 38 per cento).

Ancora dall’Italia vengono comunque i rappre­sentanti pontifici in paesi ecclesiasticamente e politicamente importanti come Francia, Spagna, Stati Uniti, Argentina, Brasile, Colombia, Israele­ (Gerusalemme e Palestina), Russia e la stessa Italia.

Gli altri nunzi provengo­no perlopiù dal resto dell’Europa (27, di cui sette spagnoli, sei polacchi, cin­que francesi, tre svizzeri), ma anche dall’Asia (14, di cui sei dall’India e quattro dalle Filippine), dal Nord A­merica (sei, tutti degli Stati Uniti), dall’A­frica (tre) e dall’America latina (uno).

Con Benedetto XVI la rete delle nun­ziature è stata rafforzata in Africa, do­ve sono state aperte due nuove sedi: in Burkina Faso nel 2007 e in Liberia nel 2008. Mentre la Libia ha deciso di da­re il via libera alla costruzione di una nunziatura a Tripoli. Segni ulteriori dell’interesse – ricambiato – che la Santa Sede nutre nei confronti di un continente a volte dimenticato dalle grandi potenze.

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