(Avvenire) GP II: ‘Lasciatemi andare alla casa del Padre’

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Avvenire, 18 settembre 2005


DOCUMENTO VATICANO
In un volume degli «Acta Apostolicae Sedis» per la prima volta la cronaca della malattia che ha portato alla morte un Pontefice. Dalla prima sindrome influenzale del 31 gennaio ai due ricoveri di Wojtyla al Policlinico Gemelli


Gli ultimi giorni di Giovanni Paolo II


La mattina del 31 marzo «un brivido squassante»: sarà l’inizio dell’agonia Durante la Messa dal letto il braccio debole teso per la consacrazione Le parole del 2 aprile con voce debolissima: «Lasciatemi andare alla casa del Padre»


LUNEDÌ 31 GENNAIO
«La Sala Stampa della Santa Sede comunicò che le udienze previste per quel giorno erano sospese a causa di una sindrome influenzale, da cui era affetto il Santo Padre (…). Il quadro clinico si complicò con una laringotracheite acuta e crisi di laringospasmo, aggravatasi nella serata del 1° febbraio. Si rese necessario il ricovero d’urgenza – in autoambulanza attrezzata al centro mobile di rianimazione – presso il Policlinico Gemelli, che avvenne alle ore 22,50 dello stesso giorno. Il Santo Padre fu ricoverato nella camera a lui riservata al decimo piano del Policlinico nell’ambito del dipartimento di emergenza, diretto dal professor Rodolfo Proietti. Ivi fu sottoposto alle opportune terapie di assistenza respiratoria e ai necessari controlli clinici. L’evoluzione clinica fu positiva (…)».

GIOVEDÌ 10 FEBBRAIO
«Completati gli accertamenti diagnostici, inclusa la Tac total-body, che consentivano di escludere altre patologie, il Santo Padre, in auto, rientrava in Vaticano verso le 19,40. Nei giorni successivi si verificava una ricaduta della nota patologia respiratoria con fasi alterne, strettamente controllate dal personale medico vaticano, che assisteva in permanenza il Papa. Il quadro clinico si complicava per il rinnovarsi di episodi subentranti di insufficienza respiratoria acuta, causati da una già preesistente e documentata stenosi funzionale della laringe».

GIOVEDÌ 24 FEBBRAIO
«Una nuova crisi, pur adeguatamente fronteggiata, rendeva indilazionabile un secondo ricovero presso il Policlinico Gemelli, che avveniva alle ore 11,50. Ivi veniva posta l’indicazione ad una tracheotomia elettiva che – con il consenso del Santo Padre – veniva eseguita nelle ore serali del medesimo giorno. L’atto chirurgico fu effettuato dal professor Gaetano Paludetti, ordinario di clinica odontoiatrica dell’Università cattolica del Sacro Cuore, e dal dottor Angelo Camaioni, primario otorinolaringoiatra dell’Ospedale San Giovanni di Roma e specia lista della Direzione di Sanità ed igiene dello Stato della Città del Vaticano. L’anestesia veniva condotta dal professor Rodolfo Proietti, ordinario di anestesiologia e rianimazione dell’Università cattolica del Sacro Cuore. Presenziavano all’intervento il professor Enrico de Campora, ordinario di clinica otorinolaringoiatrica dell’Università di Firenze e consulente della Direzione di Sanità ed igiene dello Stato della Città del Vaticano e il medico personale dottor Renato Buzzonetti. Il decorso post-operatorio si svolse senza complicazioni: veniva presto iniziata la riabilitazione del respiro e della fonazione».

DOMENICA 6 MARZO
«Il Santo Padre, indossando la casula rosa, celebrava la Santa Messa della IV domenica di Quaresima nella piccola cappella annessa alla sua stanza di degenza e pronunciava la formula della benedizione finale con voce flebilissima e discreta dizione».

DOMENICA 13 MARZO
«Il Papa rientrava in Vaticano alle ore 18,40 circa (…). Appena rientrato nel suo appartamento, si recava in cappella per la recita delle Lamentazioni, che in lingua polacca commemorano la Passione del Signore. L’assistenza di guardia medica era costantemente assicurata da un’équipe vaticana complessivamente composta da dieci medici rianimatori, da specialisti di cardiologia, di otorinolaringoiatria e di medicina interna, coadiuvati da quattro infermieri professionali, sotto la direzione del medico personale di Sua Santità. Era stata attivata una completa attrezzatura e strumentazione per ogni esigenza tecnica. Nei giorni successivi proseguiva la lenta ripresa delle condizioni di salute, resa difficile dalla deglutizione molto difficoltosa, dalla fonazione assai stentata, dal deficit nutrizionale e dalla notevole astenia. Domenica 20 marzo e mercoledì 23 il Santo Padre compiva un’apparizione alla finestra del suo studio, muta, limitandosi alla benedizione con la mano destra».

DOMENICA 27 MARZO
«Il giorno di Pasqua il Papa si tratteneva per circa 13 m inuti dinanzi alla finestra aperta sulla piazza San Pietro gremita di fedeli in attesa del messaggio pasquale. Teneva in mano i fogli del testo, che, sul sagrato della Basilica, veniva letto con voce commossa dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato. Il Papa tentava di leggere le parole della Benedizione Apostolica, senza successo, e, in silenzio, con la mano destra benediceva la Città e il mondo».

MERCOLEDÌ 30 MARZO
«Veniva comunicato che era stata intrapresa la nutrizione enterale mediante il posizionamento permanente di un sondino nasogastrico. Lo stesso giorno il Santo Padre si presentava alla finestra del suo studio e, senza parlare, benediceva la folla che, attonita e dolente, l’attendeva in piazza San Pietro. Fu l’ultima statio pubblica della sua penosa Via Crucis».

GIOVEDÌ 31 MARZO
«Poco dopo le ore 11 il Santo Padre, che si era recato in Cappella per la celebrazione della Santa Messa, era colto da un brivido squassante, cui seguiva una forte elevazione termica sino a 39,6°. Quindi subentrava un gravissimo shock settico con collasso cardiocircolatorio, dovuto ad un’accertata infezione delle vie urinarie. (…) Veniva rispettata l’esplicita volontà del Santo Padre di rimanere nella sua abitazione, ove era peraltro assicurata una completa ed efficiente assistenza. Nel tardo pomeriggio era celebrata la Santa Messa ai piedi del letto del Papa. Questi concelebrava con gli occhi socchiusi, ma, al momento della consacrazione, sollevava debolmente il braccio destro per due volte, cioè sul pane e sul vino. Accennava altresì il gesto di battersi il petto durante la recita dell’Agnus Dei. Il cardinale di Leopoli dei Latini (Marian Jaworski n.d.r.) gli amministrava l’Unzione degli infermi. Alle ore 19,17 il Papa faceva la Santa Comunione. Successivamente chiedeva di celebrare l’ora eucaristica di meditazione e preghiera».

VENERDÌ 1 APRILE
«Alle ore 6 del mattino, il Papa, cosciente e sereno, concelebrava la Santa Mes sa. Verso le ore 7,15 ascoltava la lettura delle 14 stazioni della Via Crucis e faceva il segno della croce per ogni stazione. Successivamente desiderava ascoltare la lettura dell’Ora Terza dell’Ufficio divino e di brani della Sacra Scrittura. La situazione era di notevole gravità, caratterizzata dall’allarmante compromissione dei parametri biologici e vitali. (…) Il paziente, con visibile partecipazione, si associava alla continua preghiera di coloro che lo assistevano».

SABATO 2 APRILE
«Alle ore 7,30 era celebrata la Santa Messa alla presenza del Santo Padre, che cominciava a presentare un’iniziale compromissione della coscienza. Nella tarda mattinata egli riceveva per l’ultima volta il cardinale segretario di Stato e poi iniziava un brusco rialzo della temperatura. Verso le ore 15,30, con voce debolissima e parola bascicata, in lingua polacca, il Santo Padre chiedeva “Lasciatemi andare alla casa del Padre”. Poco prima delle 19 entrava in coma. Il monitor documentava il progressivo esaurimento delle funzioni vitali. Secondo una tradizione polacca, un piccolo cero acceso illuminava la penombra della camera, ove il Papa andava spegnendosi. Alle ore 20 iniziava la celebrazione della Santa Messa della festa della Divina Misericordia, ai piedi del letto del Papa morente. Il rito era presieduto da monsignor Stanislao Dziwisz con la partecipazione del cardinale Marian Jaworski, di monsignor Stanislao Rylko e di monsignor Mieczyslaw Mokrzycki. Canti religiosi polacchi accompagnavano la celebrazione e si fondevano a quelli dei giovani e della moltitudine dei fedeli, raccolti in preghiera nella piazza San Pietro. Alle ore 21,37 Giovanni Paolo II si addormentava nel Signore.
Il decesso, constatato dal dottor Renato Buzzonetti, era accertato anche mediante l’esecuzione dell’elettrocardiotanatogramma protratto per oltre 20 minuti primi, come da norma vaticana. Subito accorsero a rendere omaggio al compianto Sommo Pontefice il cardinale Angelo Sodano, segretario di Sta to; il cardinale Joseph Ratzinger, decano del Collegio cardinalizio; il cardinale Eduardo Martinez Somalo, camerlengo di Santa Romana Chiesa e vari membri della Famiglia pontificia».