(Avvenire) Cosa resta di Cristo in Olanda?

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Ad Amsterdam, che cosa resta del Natale

di Marina Corradi

Avvenire 23-12-2009
Amsterdam­ è festosa, in questi giorni natalizi. Sfarzose luminarie illuminano la Damrak e piazza Dam. Piste di pattinaggio affollate di ragazzi ridenti, Babbi Natale, e le note di “Jingle bells” che escono dai grandi magazzini affollati. Ma cosa resta del Natale in un paese fra i più secolarizzati d’Europa, dove il 58 per cento della popolazione, secondo un’indagine, non sa cosa esattamente­ è accaduto, quel giorno? In un paese con 900 mila immigrati arabi su 16 milioni di abitanti, e venti moschee nella sola Amsterdam?

La Oude Kerk, la più antica chiesa della città, costruita nel 1309, si erge con la sua mole nel cuore del centro. Attorno,­ il Red Light District, il quartiere a luci rosse. Dalle vetrine in cui stanno esposte, le prostitute sudamericane e dell’Est bussano ai vetri per attirare l’attenzione dei passanti. Qualcuna indossa un berretto da Babbo Natale. Le guardi e cerchi di immaginare quale storia le ha condotte qui. Loro sorridono, ammiccanti. Ma le mille luci della città sono una ubriacatura che copre la falsa allegria di questi vicoli. Vai oltre. La Neuwe Kerk, la chiesa dove venivano incoronati i re d’Olanda, ­è un museo. L’unica­ "chiesa" affollata in città­ è di Scientology, sei piani in pieno centro. "Istituto di tecnologia religiosa"­, si legge su un manifesto all’interno. Offrono, gratis, test sullo stress. C’è un sacco di gente.

È strano questo susseguirsi di chiese che non sono più chiese: ma condominii, locali, moschee. Osservi i netturbini, i manovali nelle strade, i camerieri nelle pizzerie: sono quasi tutti marocchini o turchi. Quasi un milione di mani. E anche se quasi altrettanti immigrati vengono da paesi cristiani, gli olandesi, di tutti questi islamici, hanno paura. Il partito di Gert Wilders, della destra populista, è ­il secondo per consensi, e le elezioni sono fra pochi mesi. Due terzi degli olandesi dicono che gli immigrati sono troppi. In periferia ci sono quartieri come Slotervaart, ghetti unicamente islamici, dove incontrare un olandese è ­quasi impossibile. Se ne sono andati tutti. Rotterdam poi ha una percentuale di islamici ancora più alta, e un sindaco musulmano. Un giornale americano l’ha chiamata "incubo Eurabia"­. In realtà, le donne velate che incontri nel centro delle città olandesi sono meno numerose che in certi quartieri di Milano. Benché gli omicidi di Van Gogh e Fortuyn abbiano scosso profondamente gli olandesi, ed esistano imam fondamentalisti, in grande maggioranza gli islamici sembrano voler lavorare e vivere in pace.

La paura dell’­Eurabia­ sembra in verità solo un fatto conseguente a un fenomeno ancora più radicale: la secolarizzazione quasi totale di un paese che, fino all’ultima guerra, era cattolico o protestante, comunque cristiano. Un crollo: solo il 7 per cento dei cattolici oggi va a messa la domenica. Viene battezzato il 16 per cento dei bambini. Su nozze gay ed eutanasia l’Olanda­ è stata pioniera. ­"Dopo il Concilio Vaticano II – dice il professor Wim Peeters, insegnante al seminario della diocesi di Haarlem-Amsterdam – la Chiesa olandese­ è entrata in una crisi profonda. La generazione degli anni Cinquanta se ne­ andata, e ha dimenticato di educare i suoi figli". Nel 1964 anche l’insegnamento religioso nelle scuole­ è stato abolito. Due generazioni di olandesi hanno dimenticato l’alfabeto cristiano. Nel registro del seminario di Haarlem, il numero dei preti ordinati precipita alla fine degli anni Sessanta. Nel 1968, nemmeno uno. "­Io credo – dice Peeters – che non avremmo niente da temere dall’islam, se fossimo cristiani. E spesso sembra che gli olandesi oggi abbiano paura di tutto: di avere figli, come degli immigrati. Ma la paura è l’esatto contrario della fede".

Cercando, ancora, il Natale, in Oudezijds Voorburgwal al numero 40, nel Red Light District, c’è un piccolo portone. All’ultimo piano del Museum Amstelkring c’è una chiesa, una chiesa clandestina, risalente al tempo delle persecuzioni calviniste che proibivano il culto cattolico. Nel sottotetto un altare, un organo, dieci panche cui i fedeli accedevano di nascosto. "Ons’Lieve Heer op Solder", si chiama la chiesa: ­il nostro caro Signore in soffitta­. Cristo in soffitta, ti chiedi,­ è questo il Natale di Amsterdam?

Eppure. Nel seminario di Haarlem-Amsterdam oggi ci sono 45 seminaristi, riflesso anche di una forte presenza neocatecumenale. Monsignor Josef Punt, il vescovo, spiega che oggi qualcosa ­è cambiato rispetto alla crisi più dura, venti o trenta anni fa. Se nel ’68 da questo seminario non uscì un solo sacerdote, dice, "oggi ogni anno in tutta l’Olanda vengono ordinati 15 nuovi preti, che mantengono gli organici a livello stabile. In questa diocesi alcune centinaia di persone chiedono ogni anno il battesimo da adulti. Si percepisce una nuova domanda, generata dal senso di vuoto. Certo, parliamo di piccoli numeri. Siamo una Chiesa missionaria. Tutto­ è da ricominciare da capo. Stiamo creando nei monasteri fuori città dei centri di evangelizzazione per chi, lontano dalla fede, voglia riscoprirla. Nella nostra scuola cattolica a Haarlem non riusciamo ad accogliere tutte le domande di iscrizione. Io ho la sensazione che questi genitori, pure non più credenti, siano affascinati dalla bellezza del cristianesimo, e la desiderino per i figli".

Occorre fiducia per crederci, in questa cittdove dai campanili di chiese che non sono più chiese le campane suonano dolci melodie natalizie. Mille Babbi Natale, e nessun presepe. Tranne uno, piccolissimo, nelle stanze dell’Esercito della Salvezza, vicino alla Centraal Station, alla mensa dei poveri. Venti clochard intirizziti dal freddo, thermos giganti di caffè caldo, e quel piccolo presepe. E poi ancora, in Egelantinstraat 147, quasi periferia, una casa povera. Suoni, ti apre una suora di Madre Teresa. Sono in quattro. Qui, ogni mattina, c’è la messa, ogni sera i vespri. Una cappella disadorna, due suore in adorazione. Sotto l’altare, la mangiatoia del presepe.

Ma se il senso del Natale è una domanda, un’attesa, allora lo incontri ancora nelle vie di questa città. È lo zoccolo vuoto che i bambini depongono nel camino la notte di Santa Klaus, il 5 dicembre, aspettando un dono. Sono quei clochard, e anche, se le guardi negli occhi, quelle giovani prostitute nelle vetrine del Red Light District. Sono i vecchi soli che camminano esitanti sulla neve, temendo di cadere e di finire invalidi in un ospedale dove forse li guarderanno come pesi inutili. Sono le ragazzine alla tavola di una pizzeria italiana dietro il Dam, che cantano tenendosi per mano­: "I wish you a merry Christmas and a happy new year"­. Già, un anno felice. "Nonostante tutto – ci ha detto il professor Wim Peeters – la domanda della felicità, e quindi di Dio, resta sempre, nel cuore dell’uomo­".

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­"Due generazioni sono state perdute"

Intervista con il cardinale Adrianus Simonis

L’arcivescovo emerito di Utrecht, cardinale Adrianus Simonis, 78 anni,­ è il "grande vecchio"­ della Chiesa olandese. ­conosciuto e amato nel paese, anche dai musulmani. "Forse perchè – spiega sorridendo – ho detto che i musulmani fedeli a Dio andranno nei cieli più alti del Paradiso".

Ma sulla sua Olanda il cardinale, che oggi vive in un paesino del Brabante, Nieuwkuijk, sembra meno ottimista.

"Sì, forse ci sono dei segni di una nuova tendenza, ma parliamo di numeri piccolissimi­", dice.­ "Rimane quella cifra, quel 58 per cento di olandesi che non sanno più cosa sia esattamente il Natale. C’è chi, guardando l’Olanda,­ è turbato dal numero delle moschee. Lo posso capire, ma il problema autentico qui è anteriore alla immigrazione: ­è che noi ci siamo perduti, abbiamo perso la nostra identità cristiana. Se questa identità fosse forte, non avremmo paura degli islamici. Si, esiste in Olanda il problema di un fondamentalismo islamico, ma la maggior parte degli immigrati non lo segue. Più che l’integralismo, nelle giovani generazioni islamiche mi preoccupa l’avanzare della secolarizzazione. Temo che finiranno col convertirsi alla vera religione che domina l’Occidente: il relativismo".

(E in effetti, guardando i giovani marocchini nei McDonald’s di Amsterdam, e le loro sorelle in fuseax attillati, viene da domandarsi se le nuove generazioni musulmane non stiano già omologandosi, in tutti in sensi, a noi).

D. – Eminenza, e il razzismo, la xenofobia, non sono problemi qui?

R. – Io non credo. Gli olandesi sono un popolo tollerante. Non vedo all’orizzonte un’onda razzista­.

D. – A Haarlem il vescovo dice che si comincia ad avvertire nei giovani un senso di vuoto, la mancanza di ciò che­ è stato dimenticato…

R. – È vero, in molti avvertono il vuoto. Ma non sanno andare oltre, non sanno cosa domandare, e a chi. Non sono stati educati a riconoscere e a percepire il desiderio del loro cuore. In questo senso sono convinto, come il vescovo Punt, che la Chiesa olandese è ­veramente chiamata a essere missionaria. Due generazioni sono state perdute. Si tratta di ricominciare da capo, e dentro a una cultura indifferente al cristianesimo, in mezzo a media non amichevoli­.

D. – Lei ha 78 anni. Era un bambino ai tempi della guerra. L’Olanda non era, allora, un paese fortemente cristiano? E poi, cosa­ è successo?

R. – Probabilmente era un cristianesimo troppo segnato da un rigido moralismo. Ne­ è seguita una ribellione radicale, come radicale­ è il carattere degli olandesi. Non sono capaci di credere solo “un po’” in qualcosa. Aut, aut. Sono diventati l’opposto di ciò che erano”.

D. – Tuttavia, nel seminario di Haarlem ci sono oggi 45 studenti, e alcune centinaia di adulti ogni anno chiedono il battesimo. Ad Amsterdam ho trovato le suore di Madre Teresa in adorazione davanti al Crocifisso. Pochi, ma forti, i cattolici qui…

R. – È vero. Certo in una situazione come questa il sale­ è costretto, come dire, a diventare più salato…

D. – Cosa intende dire, nelle messe di Natale, ai fedeli?

R. – Che forse hanno scordato il fatto cristiano, quello che ne è ­l’essenza: Dio si è fatto uomo,­ è venuto al mondo nella povertà, umile e fragile come un bambino neonato, per amore nostro.

D. – Sa, eminenza, che poco fa nel piccolo paese qui vicino, Drunen, ho visto un centinaio di bambini uscire dalla chiesa cattolica dove c’era stata una funzione di Natale?

R. – Dev’essere quel giovane prete appena arrivato, che si dà da fare…­"

La storia che ricomincia, ancora. Per ricominciare, basta la faccia di un cristiano.