(AsiaNews) Un disegno per eliminare i cristiani dall'Iraq

  • Categoria dell'articolo:Islam

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14/03/2008 15:31 – IRAQ
La rabbia e la disperazione dei cristiani di Mosul

AsiaNews
raccoglie testimonianze tra i fedeli dell’arcivescovo trovato morto
ieri. Il timore che la comunità ora possa estinguersi. La polizia
irachena punta il dito contro al Qaeda. I progetti del terrorismo
islamico per cacciare i cristiani dall’Iraq.

Mosul (AsiaNews) – Rabbia, paura e
frustrazione sono i sentimenti più diffusi, a caldo, tra i cristiani di
Mosul dopo il ritrovamento ieri del cadavere di mons. Faraj Rahho,
tenuto ostaggio dai suoi rapitori per 14 giorni. Il suo sequestro e la
sua uccisione non sono stati rivendicati, ma la polizia irachena è
convinta che dietro ci sia la mano di al Qaeda. Oggi i funerali,
celebrati dal patriarca caldeo card. Emmanuel III Delly a Karamles,
hanno visto la presenza di migliaia di persone e di personalità
politiche e religiose cristiane e musulmane. AsiaNews ha
raccolto la testimonianza di alcuni dei fedeli dell’arcivescovo
nell’ultima città roccaforte sunnita. “Per noi era la speranza, il
fatto che nonostante le minacce e il pericolo continuava a starci a
fianco ci ha dato il coraggio di andare avanti, non so cosa ci aspetta
ora, non so dove troveremo la forza!”, dice Fadia. “Di lui quello che
più rimaneva impresso era il sorriso – continua Bassam – anche se
malato e in pericolo continuava ad andare in giro per le parrocchie a
celebrare messa a testimoniarci la sua vicinanza e fede; ora sono
preoccupato perché con lui hanno voluto colpire il cuore della nostra
chiesa in questa città”.
Oggi il gen. Khaled Abdul Sattar , portavoce della polizia della
provincia di Niniveh, ha dichiarato che la morte del vescovo è opera di
al Qaeda. Fonti di AsiaNews vicine alle trattative seguite
per il rilascio di mons. Rahho, raccontano che solo pochi giorni dopo
l’inizio della vicenda si era già capito che si trattava di terroristi,
intenzionati a cercare “fondi per il jihad e a premere per la
fuoriuscita dei cristiani”. “Nelle telefonate fatte in quei giorni –
continuano le fonti anonime – non si è mai parlato di ‘rilascio’ in
senso letterale, chiedevano milioni di dollari, armi, uomini e di
liberare i loro prigionieri in carcere, ma del vescovo non veniva mai
fatto cenno, né ci hanno mai fatto parlare con lui”. Ma i rapitori non
si limitavano a questo: “Tra insulti e minacce ci accusavano, come
cristiani, di non essere schierati e di non contribuire alla
liberazione dell’Iraq, ci dicevano che la nostra presenza non serve al
Paese, che non ci siamo mai schierati, che non combattiamo e che per
noi non c’è più posto qui”. Questi particolari confermano – come è
successo già per alcuni casi di sequestri di sacerdoti
– che l’industria dei rapimenti di cristiani in Iraq non è mossa solo
dal denaro, ma nasconde un movente confessionale. Lo stesso mons. Rahho aveva denunciato
l’esistenza in Iraq di un progetto per eliminare i cristiani, e che a
Mosul trova la sua applicazione più evidente, essendo una città divisa
nettamente su linee confessionali.
Il presidente Usa George W. Bush ha condannato ieri l’omicidio del
vescovo. Ma i giovani a Mosul si chiedono oggi: “Dove sono gli
americani e il nostro governo? Dove erano quando mons. Rahho è stato
rapito? Da un mese, dopo l’annuncio dell’offensiva per ripulire la
città, vediamo elicotteri volare sulle nostre case, ma per il resto non
c’è nulla di nuovo, il fondamentalismo ha sempre più potere, la città è
fuori dal controllo delle autorità”.
Mons. Rahho, arcivescovo di Mosul da 7 anni, non era solo il punto
di riferimento della ormai esigua comunità caldea, ma anche un simbolo
del dialogo con i musulmani. “Aveva molti amici tra i leader musulmani
ed era una figura impegnato in prima persona nella promozione della
convivenza pacifica”, aggiunge un uomo da Mosul. Aveva avviato anche
iniziative importanti che con il tempo hanno assunto carattere
ecumenico, come la “Fraternità della carità e gioia” per l’assistenza
ai disabili. Nata nel 1986 nella parrocchia di San Paolo in breve si
era diffusa in tutto il Paese, nelle chiese cattoliche e non.
Oggi a piangere il vescovo in Iraq sono i cristiani di ogni
denominazione, come pure i responsabili religiosi musulmani. Anche i
caldei della diaspora in Siria si dicono scioccati: “È come se fosse
esplosa una bomba accanto noi, non so se riusciremo a risollevarci
questa volta – ammette Farred di Mosul e da sei mesi a Damasco – la mia
famiglia è ancora lì, ma ormai spero solo che riescano a venire via,
non vedo un futuro per la nostra comunità nell’Iraq di oggi”. Domani
nella capitale siriana la comunità caldea si riunirà in preghiera e con
probabilità l’arcivescovo caldeo di Alepppo, mons. Antonie Audo di
Aleppo celebrerà una messa nella parrocchia di Santa Teresa.

TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA
MORTE DI S.E. MONS. PAULOS FARAJ RAHHO, ARCIVESCOVO DI
MOSSUL DEI CALDEI

NFORMATO DELLA TRAGICA MORTE DI MONSIGNOR PAULOS FARAJ RAHHO
ARCIVESCOVO DI MOSSUL DEI CALDEI A SEGUITO DEL SUO DRAMMATICO
RAPIMENTO AVVENUTO LO SCORSO 29 FEBBRAIO DESIDERO FAR PERVENIRE A
LEI ALLA CHIESA CALDEA E ALL’INTERA COMUNITA’ CRISTIANA L’ESPRESSIONE
DELLA MIA PARTICOLARE VICINANZA RIAFFERMANDO LA PIU’ DECISA
DEPLORAZIONE PER UN ATTO DI DISUMANA VIOLENZA CHE OFFENDE LA
DIGNITA’ DELL’ESSERE UMANO E NUOCE GRAVEMENTE ALLA CAUSA DELLA
FRATERNA CONVIVENZA DELL’AMATO POPOLO IRACHENO(.) MENTRE ASSICURO
FERVIDE PREGHIERE DI SUFFRAGIO PER LO ZELANTE PASTORE SEQUESTRATO
PROPRIO AL TERMINE DELLA CELEBRAZIONE DELLA VIA CRUCIS INVOCO DAL
SIGNORE LA SUA MISERICORDIA PERCHE’ QUESTO TRAGICO EVENTO SERVA A
COSTRUIRE NELLA MARTORIATA TERRA DELL’IRAQ UN FUTURO DI PACE (.) CON
TALI SENTIMENTI IMPARTO A LEI VENERATO FRATELLO AL PRESBITERIO ALLE
PERSONE CONSACRATE E AI FEDELI TUTTI LA CONFORTATRICE BENEDIZIONE
APOSTOLICA

BENEDETTO PP. XVI