(AsiaNews) Lo stato dimostri di voler arrestare le violenze

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11/11/2008 12:29
Vescovi al governo dell’Orissa: Ricostruite le chiese per Natale

di Nirmala Carvalho

È una delle richieste incluse in una lettera presentata al Chief Minister Naveen Patnaik, per far tornare la situazione alla normalità. Paura e terrore di violenze e riconversioni all’induismo sono tuttora diffuse. I vescovi domandano che le Forze di sicurezza inviate da Delhi rimangano nella regione fino alle elezioni nazionali, che si terranno il 9 aprile prossimo.

Bhubaneshwar (AsiaNews) – I vescovi di 3 diocesi dell’Orissa hanno consegnato una lettera a Naveen Patnaik, primo ministro dello Stato (Chief Minister), in cui denunciano il diffuso terrore che grava sui cristiani, da mesi attaccati da gruppi radicali indù. Per fermare l’emorragia dei cristiani dalla regione – molti sono emigrati negli Stati vicini – i vescovi chiedono al governo di procedere presto alla ricostruzione delle chiese entro il prossimo Natale.

Nonostante le assicurazioni del governo che la calma è tornata, i pastori affermano che i loro fedeli non possono ritornare ai loro villaggi perché su di loro pendono ancora minacce di morte o di riconversione all’induismo; gli aiuti promessi dal governo per la ricostruzione dei villaggi e delle chiese non arrivano; i cristiani non hanno il coraggio di andare a mietere i loro raccolti, perdendo fonti di sostentamento.

Mons. Thomas Thiruthalil, presidente del Consiglio dei vescovi cattolici dell’Orissa, si è incontrato ieri mattina con Naveen Patnaik. Con lui vi erano pure mons.Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar , mons. Sarat Nayak di Berhampur e altri leader cristiani, fra cui Asit Mohanty, del Global Council of Indian Christians (GCIC).

Parlando con AsiaNews, mons. Thiruthalil, che è vescovo di Balasore, ha detto che l’incontro con il Chief Minister “è stato cordiale e ci ha assicurato cooperazione per ristabilire la normalità nel distretto di Kandhamal”, la zona più colpita dagli attacchi indù.

“La situazione [in Orissa] è ancora precaria”, ha detto il vescovo. “La gente ha paura e il timore di violenze è ancora forte. In più, le persone hanno terrore di conversioni forzate all’induismo. I nostri sacerdoti stanno lentamente ritornando alle loro parrocchie (o a quello che rimane delle loro parrocchie). Ma anch’essi hanno paura. Per i fondamentalisti essi sono il primo obbiettivo da eliminare o da riconvertire. I genitori e i familiari dei nostri sacerdoti sono stati costretti a ritornare all’induismo, obbligati a radersi il capo, a bere acqua con feci e urina di vacca, a recitare canti indù. La gente prende conforto dalla presenza dei loro preti, ma anche in loro dominano i traumi e le sofferenze che hanno subito”.

Proprio per dare un segnale di normalità, i vescovi hanno domandato al governo dell’Orissa di ricostruire al più presto le chiese distrutte (circa 180), possibilmente entro Natale del 2008.

Mons. Thiruthalil ricorda anche che in passato nel distretto di Kandhamal la gente cristiana  e indù viveva in pace: “Kandhamal era un luogo di tolleranza religiosa e di collaborazione reciproca. La gente si aiutava l’un l’altro nel lavoro dei campi e perfino le feste religiose erano celebrate insieme da cristiani e indù”.

“Purtroppo – continua il vescovo – i fondamentalisti sono riusciti a seminare e propagandare l’odio e il sospetto nelle menti degli indù contro i cristiani”.

Nelle lettere i vescovi riaffermano che l’odio verso i loro fedeli è un odio religioso e che ogni interpretazione “sociale” del conflitto è falsa. Diverse personalità dell’Orissa hanno detto che i cristiani sono perseguitati perché arricchitisi davanti a una popolazione tribale sempre più povera. I vescovi affermano che questa interpretazione è falsa: anche poveri tribali, perché cristiani, sono stati uccisi nel pogrom, che intende fermare ogni conversione al cristianesimo.

I pastori sospettano che gli attacchi abbiano fini politici: il rafforzamento del nazionalismo indù (a spese dei cristiani), sarebbe a favore delle forze politiche dell’opposizione (il Bharatiya Janata Party) che sperano in un buon risultato elettorale nelle votazioni nazionali che si terranno il prossimo 9 aprile.

Proprio per questo, nella lettera, i vescovi domandano che le Forze speciali dell’esercito, inviate da Delhi per garantire sicurezza, rimangano nell’Orissa almeno fino ad elezioni avvenute.

Nella lettera presentata al Chief Minister, i vescovi denunciano anche la collusione fra fondamentalisti e forze di polizia locale che molto spesso non hanno nemmeno accettato le denuncie sporte dai cristiani.

 

Riportiamo di seguito la lettera scritta dai vescovi:

 

All’On. Shri Naveen Patnaik

Chief Minister

Governo dell’Orissa

Bhubaneswar, Orissa.

Data: 10 novembre 2008

 

Egregio onorevole,

Vogliamo anzitutto indirizzarle i nostri sinceri ringraziamenti per averci dato l’opportunità di incontrarla.

Vorremmo anche presentare a lei i seguenti punti per [chiedere] la sua gentile considerazione e una necessaria azione di emergenza.

1. L’esodo dei cristiani dal distretto di Kandhamal

C’è una notevole riduzione di rifugiati nei campi di raccolta (da 24 mila a 11 mila). L’idea che quelli che lasciano i campi di rifugio stanno tornando ai loro villaggi e risiedere nelle loro case è falsa. La maggior parte di loro è emigrata nei campi di rifugio di Bhubaneswar, Cuttack, Jhanla, Berhampur e si sono stabiliti in case in affitto o case di loro parenti, amici, conoscenti, ecc… Si stima che da 10 a 15 mila cristiani di Kandhamal vivano fuori dal distretto.

Un gran numero di cristiani del distretto di Kandhamal sono andati in Andhra Pradesh, Tamil Nadu, Kerala, Karnataka, Gujarat, ecc… La gente nei campi di rifugio sulla costa (Bhubaneswar, Cuttack, Berhampur,…) vogliono tornare ai loor villaggi, ma hanno paura per diversi motivi: a) possono essere attaccati lungo la via verso i loro villaggi; b) sono costretti a diventare indù sotto minaccia di morte o di perdita delle loro proprietà. Ad essi si dice di divenire indù o di lasciare il villaggio, il distretto e perfino l’India; c) molti non vogliono ritornare perché bande di criminali sono ancora in azione con spade, fucili, armi,… come a Kothingia/Tiangia del block di Raikia block e del block di Sarangodo.

I cristiani tornati ai loro villaggi sono convertiti all’induismo con la forza; essi sono costretti a accettare i sacrifici (samskara) indù sotto giuramento e sotto minaccia di punizioni divine. I fanatici impediscono loro di muoversi e di incontrare liberamente altre persone, come a  Padangi, Sankarakhol.

 

2. Ingiustizie contro I cristiani

a)     i cristiani sono cacciati dalle loro case e villaggi;

b)     il governo ha promesso di dare della terra a quelli espropriati dopo l’ultimo attacco; ma ciò non è stato ancora fatto. Molti non ricevono soldi per le loro case distrutte o danneggiate perché l’amministrazione ha stabilito regole strettissime verso i cristiani in modo tale che quelli che non hanno terre non ricevono nulla e perdono perfino quella che avevano.

c)      Nel villaggio di Sarthaguda del block di Tikabali [la salma di ] un uomo non ha potuto essere sepolta perché egli non era divenuto indù.

d)     In molte zone (Gram Panchayats) ai cristiani non è permesso mietere il riso dai loro campi se non diventano prima indù.

 

3. Saccheggio di case, chiese e case religiose

Mentre la gente fugge per paura e minacce, bande di criminali saccheggiano case, chiese, case religiose, istituzioni e distruggono e bruciano qualunque cosa sia rimasta.

4. Rifiuto delle denunce

Presso le stazioni di polizia a Daringabadi e Sarangoda non sono state accettate le denunce [Fir, First Information Reports].

5. Gli attacchi contro cristiani: non un conflitto etnico

I gruppi fondamentalisti indù cercano di mostrare le violenze come un conflitto etnico fra i tribali e i cristiani Pano. Uno sguardo accurato ai fatti rivela che questo conflitto è un piano organizzato da tempo per cancellare il cristianesimo dal distretto di Kandhamal e realizzare il programma segreto del Sangh parivar di stabilire una nazione indù. Per mantenere questo piano segreto essi cercano di manipolare i fatti, [che sono]:

– le vittime degli attacchi sono cristiani;

– non solo Pano, ma anche tribali cristiani sono stati uccisi, le loro case e proprietà bruciate, distrutte e razziate (v. lista allegata).

 

6. Corte per giudizi sommari

Siamo felici che il governo dello Stato abbia stabilito una corte per giudizi sommari [Fast tract court] per i processi legati alle violenze religiose. Guardando all’area geografica, suggeriamo di fissare la sede di tale corte a G. Udayagiri, essendo il luogo centrale rispetto a tutti i villaggi colpiti dalle violenze. Inoltre chiediamo che il giudice di questa corte sia di un’altra regione e di religione diversa dal cristianesimo o dall’induismo.

7. Sulla presenza delle Forze centrali nel distretto di Kandhamal

La campagna di odio iniziata il 23 agosto 2008 ha come scopo di dividere i gruppi religiosi e influenzerà il processo di restaurazione della pace fino a dopo le elezioni del parlamento e dell’Assemblea in Orissa. Le vittime cristiane ora nei campi profughi e coloro che sono partiti con dolore da Kandhamal temono ulteriori attacchi a causa del piccolo numero di forze di polizia, che non riescono nemmeno a difendere se stessi e le loro sedi. Per questo noi domandiamo che la presenza delle Forze centrali sia estesa fino a conclusione delle elezioni del parlamento e dell’Assemblea.

8. Le chiese siano ricostruite o riparate entro la prima settimana di dicembre 2008

Questo permetterà di iniziare la preparazione spirituale al Natale, permettendo l’osservanza della tradizione. Ciò aumenterà anche la fiducia fra le comunità e seppellirà il passato in modo pacifico, mentre ci avviciniamo al Natale 2008.

 

Ringrandiandola.

In fede,

 

Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar

Thomas Thiruthalil, vescovo di Balasore

Sarat Nayak, vescovo di Berhampur.