(AsiaNews) L’Italia accarezza il tiranno cinese

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6 Dicembre 2004 – EDITORIALE

      Non solo carezze per Pechino


di Bernardo Cervellera

      Roma (AsiaNews) – Un vescovo cattolico cinese mi ha
detto una volta: La Cina ha un governo pieno di arroganza.
Se vuoi farti rispettare devi trattarli a pesci in faccia.
Non appena li accarezzi, è come mostrarsi debole con loro, e
non ti considerano.

È un vero peccato che questo consiglio non sia giunto
alle orecchie della delegazione italiana in visita a
Pechino, ricca della presenza sapiente del presidente Carlo
Azelio Ciampi e del ministro degli Esteri Gianfranco Fini.

Con molta umiltà mi sembra di dover dire che questa
visita stia solo accarezzando il gigante cinese e proprio
negli aspetti e nei modi che alla Cina piacciono di più. E
questo può non essere sbagliato, ma è parziale.

La visita del presidente Ciampi al tempio di Confucio
è un “must” di tutte le visite ufficiali e non ufficiali. Ma
perché non aggiungervi la visita al tempio dei Lama (a soli
200 metri da quello di Confucio) e una visita domenica a una
chiesa cattolica a Pechino? Visitare solo il tempio di
Confucio è, agli occhi dei cinesi, un appoggio senza
condizioni alla politica del governo che esalta la figura e
l’insegnamento dell’antico filosofo per un preciso progetto
politico: frenare il cosiddetto “inquinamento spirituale”
che viene dall’occidente (leggi: cristianesimo) e esaltare i
nobili valori dell’obbedienza e del paternalismo,
soprattutto il rispetto e l’ossequio all’autorità
costituita.

L’ex presidente Jiang Zemin e la leadership attuale
continuano a investire miliardi di dollari per sostenere la
rinascita del confucianesimo. Da un governo esplicitamente
ateo, (che ha appena lanciato nuove direttive segrete contro
le religioni) tutto questo impegno per una religione (o una
moralità religiosa) è perlomeno sospetto. Il motivo di tanto
zelo sta in questo: solo il confucianesimo giustifica
l’autorità assoluta dell’imperatore (un tempo) e del potere
politico (oggi); impregnare la società di confucianesimo
significa farla retrocedere rispetto alla scoperta dei
diritti dei lavoratori, delle petizioni contro le
ingiustizie e contro le corruzioni ad opera proprio dei
leader di Pechino.

Una visita al tempio dei Lama avrebbe dato un piccolo
messaggio di solidarietà al mondo tibetano, oppresso come
non mai; la partecipazione alla messa della Bei Tang o della
Nan Tang avrebbe fatto comprendere ai capi cinesi che gli
italiani sono attenti a quanto avviene sulla libertà
religiosa verso i cattolici e i cristiani.

Anche le carezze del mondo imprenditoriale sembrano
fuori luogo e forse improduttive. Nella misura in cui
l’Italia si offre come partner per investimenti e richiesta
di spazi di mercato, non si differenzia dalle decine di
migliaia di imprenditori che ogni giorno arrivano nel Paese
di Mezzo. La Cina, più ancora che di nuovi investitori, ha
bisogno di qualcuno che l’aiuti a coniugare lo sviluppo
economico e il profitto con la giustizia sociale, ad
affrontare l’ira delle masse di disoccupati o di poveri, di
migranti e di minatori (centinaia di milioni) che non
ricevono nulla dall’incremento del Prodotto interno lordo.
Offrire alla Cina anche gli strumenti per costruire un
modello di sviluppo equilibrato ed etico avrebbe forse avuto
più successo, visto che se c’è una cosa che il governo di
Pechino teme è proprio la rivolta sociale. Ma l’occidente,
con la sua voglia di investire e sfruttare manodopera a
basso costo contribuisce ad acuirla

E infine l’embargo sulla vendita delle armi della UE
alla Cina. Questo embargo vige dai tempi di Tiananmen, a
ricordo del massacro compiuto dall’esercito cinese contro il
suo popolo. Chirac e Prodi hanno fatto di tutto per levarlo.
Ora ci si mette anche l’on. Fini. Ma cosa ci guadagnerà la
Cina? Quando Chirac, in ottobre, ha fatto la proposta di
cancellare l’embargo, Human Rights in China ha scritto che
“il popolo cinese si vergogna di Chirac” perché vuole
togliere l’embargo senza garanzie sui diritti umani verso il
popolo cinese. Ora i cinesi si vergogneranno anche degli
italiani?

Secondo alcune personalità al seguito della
delegazione italiana, la proposta sulla fine dell’embargo è
l’ultima carta che l’Italia ha cercato di giocare per
“accarezzare” la Cina e ricevere appoggio in sede di riforma
del Consiglio di sicurezza Onu. Ma come suggerisce il vescovo
cinese, ad accarezzare troppo non si riceve nulla. Forse
l’Italia sarebbe più rispettata se ricordasse alla Cina che
una vera grande nazione si vede dal modo in cui rispetta
diritti umani e libertà religiosa.