(AsiaNews) Forse vicina la liberazione del cristiano O’Connor

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 5 Agosto 2004 ARABIA SAUDITA – INDIA


Forse vicina la liberazione del cristiano O’Connor


Solidarietà da tutto il mondo cristiano. Vescovo dell’Arabia: “La nostra è una Chiesa delle catacombe”

Riyadh (AsiaNews) – “Sono fiducioso che il Signore trasformerà questo disordine in un messaggio e la mia prova in una testimonianza”. Sono queste le parole con cui Brian Savio O’Connor ha salutato i due funzionari dell’ambasciata indiana a Riyadh che di recente lo hanno visitato in carcere. Brian O’Connor, cittadino indiano cattolico, è in prigione a Riyadh dal marzo scorso con l’accusa di predicare il cristianesimo.


AsiaNews ha raggiunto per telefono il dott. Naharan, che ha visitato il 25 luglio O’Connor nella prigione di Al-Hair: “Ho trovato O’Connor in discrete condizioni fisiche, mentre prima aveva sofferto molto” riferisce Naharan. “Mi ha riferito di non essere stato ancora informato in via ufficiale sui i capi di accusa per cui si trova in carcere. La polizia religiosa saudita lo ha accusato di 2 misfatti: aver predicato il cristianesimo e il possesso di liquori”.


In Arabia Saudita non esiste libertà religiosa: è proibito qualsiasi atto pubblico religioso non islamico. “Predicare il cristianesimo in Arabia è illegale” continua Naharan. “Non sappiamo con certezza se O’ Connor è accusato di questa illegalità. Già in aprile abbiamo inoltrato una lettera al governo saudita per conoscere le motivazioni dell’arresto di O’Connor, come di solito facciamo per ogni cittadino indiano arrestato. Ma fino ad oggi le autorità saudite non ci hanno fornito alcuna risposta”.


Il 26 luglio – riferisce Middle East Concern – O’Connor ha inoltre ricevuto la visita del rappresentante del principe Salman Ibn Abdul Aziz, il governatore della regione di Riyadh. Il funzionario saudita ha parlato con il prigioniero indiano per circa un’ora e gli ha comunicato che entro 2 settimane dovrebbe essere rilasciato e potrà così tornare al suo lavoro o rientrare in India.


Brian Savio O’Connor è stato rapito lo scorso 25 marzo in una strada di Riyadh dalla Muttawa, la polizia religiosa saudita. Trascinato in una moschea, è stato picchiato e torturato: “Mi hanno appeso a testa in giù: mi hanno tirato pedate sul petto e giocavano a calcio con la mia testa” ha raccontato O’Connor a chi lo ha visitato in carcere. Il cittadino indiano è stato accusato di uso di droga, di vendita di liquori e di aver predicato Gesù Cristo. O’Connor è stato minacciato di morte se non abiurava la sua fede. La famiglia di O’Connor ha sottolineato che le accuse di droga sono state inventate dalla polizia: Brian è conosciuto come un cittadino esemplare e un buon cristiano nella comunità indiana residente in Arabia Saudita.


Il suo caso era stato sollevato dall’attivista cattolico indiano John Dayal, segretario generale dell’All India Christian Council, che si era rivolto al re saudita Fahd bin Abdulaziz Al Saud chiedendo il suo intervento per la scarcerazione di O’Connor. In seguito, diversi siti italiani e americani, tra cui AsiaNews, hanno promosso una campagna per la liberazione di O’Connor, in carcere perché cristiano. www.stranocristiano.it, un sito internet italiano, ha lanciato l’iniziativa di spedire durante l’estate una cartolina di solidarietà a Brian O’Connor. Il gruppo statunitense per la libertà religiosa Freedom House ha chiesto al Segretario di Stato americano Colin Powell di affrontare con il governo saudita il caso O’Connor.


Interpellato sulla prigionia di O’Connor, mons. Paul Hinder, vescovo ausiliare del Vicariato apostolico dell’Arabia, ha affermato che la Chiesa locale “non ha ricevuto nessuna notizia ufficiale e quindi non ha compiuto alcun passo ufficiale”. “La Chiesa in Arabia Saudita vive la situazione di una chiesa delle catacombe” sottolinea mons. Hinder. “Questa immagine rende bene la vita dei cristiani in Arabia: non esiste libertà, tutto deve essere fatto in silenzio, senza far rumore e di nascosto. La Chiesa – prosegue mons. Hinder – può solo aiutare queste comunità clandestine a vivere la loro fede nel silenzio e nel nascondimento”. (LF)