6 febbraio 2011 – Quinta Domenica del Tempo Ord.

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V Domenica del Tempo Ordinario

Testi
I Lettura: Is 58,7-10;
Salmo: 111;
II Lettura: 1Cor 2,1-5;
Vangelo: Mt 5,13-16

Tema
Nelle letture di oggi l’enfasi è posta sul modo di vivere la fede cristiana nella nostra vita. Nel Vangelo di san Matteo, siamo chiamati ad essere sale e luce per gli altri, per il mondo. La nostra vita, quel che facciamo ed il modo in cui lo facciamo, dovrebbe essere fonte di luce e di significato per gli altri. Le nostre azioni dovrebbero essere per gli altri un segno visibile della presenza di Dio nel mondo. Entrambe le successive scritture di Isaia e il Salmo 111 sottolineano cos’è che rende autentica e gradita la nostra adorazione di Dio; la nostra generosità, la nostra sollecitudine per i poveri, i senzatetto e gli affamati.
San Paolo affronta un tema lievemente diverso. Egli sostiene che è il cristianesimo non è soltanto una dottrina o una teoria circa la vita, ma la persona di Gesù Cristo ed il potere dello Spirito Santo nella vita delle persone. C’è, perciò, un nesso tra il potere di Dio e le nostre opere di bene.

Dottrina

La persona di Gesù Cristo. Si è detto molte volte che il cristianesimo è imperniato sull’incontro personale con Cristo. Questo era vero in modo visibile per gli apostoli e per i primi discepoli, ed è vero anche per noi, in modo spirituale. Siamo in grado di sperimentare il contatto personale con Gesù. È questa esperienza personale che cambia la nostra vita. Solo così, infatti, possiamo vivere una vita cristiana.

Riferimenti nel Catechismo: i paragrafi 422 -451 si riferiscono al cuore della catechesi, che è il riconoscimento di Gesù Cristo come Figlio di Dio e come Signore.

Il sacrificio gradito. Nel giudaismo e nel cristianesimo è notevole il riguardo per la giustizia verso gli altri, specialmente il povero ed il bisognoso. Non è solo nella preghiera e nel culto, ma anche attraverso il servizio agli altri che adempiamo i nostri doveri religiosi verso Dio. Solamente servendo gli altri saremo ascoltati e otterremo risposta da Dio.

Riferimenti nel Catechismo: i paragrafi 2443-2449 si riferiscono all’amore per i poveri e le opere di misericordia.

Sale e luce. È nella natura della fede cristiana che i cristiani siano strumenti per la conversione degli altri, così che questi possano "rendere lode al vostro Padre che è nei cieli" (v. 16). Dobbiamo riconoscere la nostra responsabilità verso gli altri e la Provvidenza che unisce la nostra vita alla salvezza degli altri.

Riferimenti nel Catechismo: i paragrafi 863-865 trattano della missione apostolica della Chiesa.

Applicazioni pastorali

Una personale esperienza di Gesù Cristo. È facile ridurre la nostra fede cristiana ad un assortimento di tematiche o ad un’identità sociale semplicemente esteriore. Gli altri forse vedono e giudicano il cristiano in questo modo. Dobbiamo ritornare alla fondamentale, personale esperienza di Gesù Cristo, per poter dire di conoscere Gesù, quale nostro Signore e nostro Dio. Questo è andare al centro del cristianesimo. Come ci si arriva? Riservare del tempo per entrare in contatto con Gesù nella preghiera, allenandosi a valutare la propria vita e i propri problemi alla luce della verità cristiana, decidendo di abbandonare quelle che sappiamo essere piste false, cercando il consiglio di una guida spirituale. Oggi. ´Il regno di Dio non è un concetto, una dottrina, un programma soggetto a libera elaborazione, ma è innanzi tutto una persona che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine del Dio invisibileª (Redemptoris Missio, n.18).

Testimoni. I cristiani sono necessariamente testimoni di Cristo. La nostra fede non è solo un’esperienza interiore della persona di Gesù Cristo, ma è nella natura della nostra fede vivere il cristianesimo in modo pubblico. È abitudine diffusa oggi considerare le religioni come partiti che dividono e, quindi, che è meglio limitarne l’espressione al contesto privato. È vero che la credenza religiosa può essere distorta e usata per servire fini ideologici. Questo è accaduto nella storia ed accade oggigiorno. È anche vero che il rifiuto, implicito o esplicito, della libertà di espressione religiosa mette in pericolo la vita sociale. Il vuoto lasciato dalla fede, viene subito riempito da altri "assoluti". "Quando la religione riconoscibile viene esclusa, il vuoto viene colmato dal surrogato religioso, dalla religione spacciata nell’ambito pubblico sotto altri nomi" (cfr. Richard J. Neuhaus). Come cristiani, abbiamo il compito di mostrare che l’autentica convinzione religiosa costruisce la società e favorisce la comunione.

Un modo cristiano di vivere. Uno degli effetti dell’incontro personale con Gesù è il ripensamento di tutto ciò che facciamo nella nostra vita. Inevitabilmente, la nostra vita assume un significato più alto. Ciò richiede che pensiamo ad ogni cosa che diciamo e facciamo, per riflettere nella nostra quotidianità quel che crediamo nei nostri cuori. Occorre uno stile di vita cristiano, che rispecchi un senso di povertà. La dedizione amorevole della nostra vita agli altri, l’attenta apertura alla Sapienza di Dio e alla Provvidenza, si dovrebbero riflettere tanto nelle decisioni fondamentali della nostra vita come pure nei nostri impegni quotidiani. Ciò richiede che esaminiamo accuratamente il modo in cui stiamo vivendo, le nostre motivazioni e i nostri interessi fondamentali. Dobbiamo rigettare l’irriflessione e l’avventatezza, così come i valori e i modelli terreni che la società ci impone. Dobbiamo "rivestirci di Cristo" nel modo in cui ci vestiamo, nel come e cosa guardiamo alla televisione, nel tempo appropriato per la preghiera, nel modo di parlare, dando un significato religioso ai nostri pasti, al nostro riposo e al nostro lavoro. Occorre che viviamo un’identità cristiana.

Servire il sofferente. È specialmente necessario che il cristiano sia sollecito nel servizio al prossimo, in particolar modo di coloro (e sono molti) che soffrono. Un cristiano è chiamato a rispondere con amore effettivo alle sofferenze degli altri. Forse pensiamo alla carità cristiana come a un qualcosa di fortuito, rispetto alle preoccupazioni principali della nostra vita. Come cristiani, infatti, siamo chiamati a fare del benessere temporale ed eterno del prossimo lo scopo della nostra vita. Ciò richiede che rivalutiamo le nostre attività così che, pure nel mezzo delle nostre necessarie preoccupazioni di ogni giorno, serviamo gli altri in maniera concreta. Ciò significa scoprire uno scopo ulteriore nel nostro lavoro e nelle nostre ambizioni, in modo che le nostre attività quotidiane servano ad uno scopo più alto. Ciò può voler dire un completo, seppur forse graduale, cambiamento di criterio e di attività.